Eolie, l’arcipelago degli Dei
Antonio V. Gelormini | 18 July 2016

Un set cinematografico tra i più utilizzati. Da “Vulcano” con Anna Magnani a “Stromboli”, che vide l’avvio della romantica storia d’amore tra Roberto Rossellini e Ingrid Bergman, fino ai più recenti “Il Postino” di Massimo Troisi e “Caro diario” di Nanni Moretti.

Se il Monte Olimpo era la dimora ufficiale e loro sede legale, le Eolie possono considerarsi la sede operativa degli dei, la loro residenza estiva, la principale filiale divina nel Mar Mediterraneo. L’arcipelago, crocevia di venti e correnti, fu affidato da Zeus ad Eolo, figlio di Poseidone dio del mare, eletto in tal modo dio dei venti, col compito non facile di controllarli e dirigerli.
La leggenda racconta che Eolo li custodisse in un otre, all’interno di alcune caverne dell’isola di Lipari, su cui aveva stabilito la sua reggia. Austro (vento del Sud, caldo e apportatore di pioggia), Borea (il più violento, che arriva dal nord ed è conosciuto come Tramontana), Euro (vento dell’Est, tempestoso e asciutto, portatore del bel tempo) e Zefiro (dolce e benefico, dall’Ovest annuncia la primavera), sono i quattro venti principali a cui se ne aggiungeranno altri quattro (Maestrale NO, Bora NE, Libeccio SO e Scirocco SE), per completare il celeberrimo insieme della “Rosa dei Venti”, che ogni navigatore conosce e imprime sullo sfondo di ciascuna delle sue preziosissime bussole.

Le isole abitate sono sette. Sette gioielli di un’affascinante corona a nord-est della Sicilia, a cui vanno annessi i tre grani degli isolotti non abitati. Lipari, Vulcano, Salina, Panarea, Alicudi, Filicudi e Stromboli sono la declinazione di un rosario fatto di suggestione, storia, mitologia, colori, emozioni e aromi di un’intensità senza eguali.
Nate letteralmente dal mare, data la loro origine vulcanica, le Eolie sono creature antiche. Settemila o settecentomila anni di storia, nelle loro testimonianze geologiche, ancora non bastano a fissare un’evoluzione in continuo fermento, rinnovata e modificata da un’attività del sottosuolo mai sopita e sempre foriera di improvvise e ulteriori manifestazioni vulcaniche.

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Il modo migliore per visitarle e viverle in tutti i variegati aspetti è quello di affidarsi ai locali uomini di mare, che con le loro barche a motore diventano le guide più esperte e i ciceroni più quotati nella scoperta di anfratti nascosti e di calette limpidissime: paradisi naturali disseminati lungo le coste di queste isole così affascinanti.

Le sabbie nere e le “fumarole” (esalazioni ad alta temperatura di vapore acqueo, zolfo e anidride carbonica che si sprigionano dal cratere e dalle fessure del terreno) di Vulcano. I capperi e la malvasia (il dolcissimo vino ambrato detto “il nettare degli dei”) di Salina. Il museo archeologico e le cave di pietra pomice di Lipari. L’essenzialità e la calma assordante di Alicudi e Filicudi. La mondanità di Panarea. I lapilli e le cicliche eruzioni di Stromboli. Sono solo alcune cartoline da un arcipelago da favola, i cui contrasti selvaggi hanno a lungo ispirato scrittori come Alexandre Dumas e Guy de Maupassant.

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Un set cinematografico tra i più utilizzati. Da “Vulcano” con Anna Magnani a “Stromboli”, che vide l’avvio della romantica storia d’amore tra Roberto Rossellini e Ingrid Bergman, fino ai più recenti “Il Postino” di Massimo Troisi e “Caro diario” di Nanni Moretti. Un susseguirsi incessante di magiche occasioni, per richiamare su queste isole turisti provenienti da tutto il mondo.
E in tale paradiso di contrasti, tipico della più autentica macchia mediterranea, la cucina eoliana si esalta con l’uso sapiente delle sue erbe odorose. Rosmarino, origano, basilico, aglio, menta e naturalmente il cappero, riempiono i piatti di una fragranza irripetibile.
Protagonista di ogni tavola è il pesce, semplicemente arrostito e condito con un filo d’olio e un goccio di limone o farcito con pomodorino rigorosamente “a pennula”, basilico, aglio, capperi e mollica. Comprimari i totani e le aragoste. E gran finali con dolci di mandorle, con uva passa e vincotto di mosto o biscottini al sesamo.
Tappe assolutamente da non mancare, per gratificare il palato e riconciliarsi con ogni divinità, il ristorante “da Filippino” a Lipari e “Il diavolo dei polli” in contrada Piano a Vulcano.

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