A Napoli un piccolo esercito combatte contro creduloneria e disinformazione scientifica
Katia De Luca | 17 June 2017

Da anni la cooperativa Le Nuvole si occupa di divulgazione:  «Proviamo a costruire cittadinanza scientificamente consapevole. Pensiamo ai temi come il nucleare, l’eutanasia, la fecondazione assistita. Costruire consapevolezza nel cittadini è una grande responsabilità. Significa quanto meno portarlo a pensare “forse non ho capito bene tutto, ma non posso non interessarmi”»

Complicare è facile, semplificare è difficile. Per complicare basta aggiungere. Tutti sono capaci di complicare. Pochi sono capaci di semplificare”. Lo diceva Bruno Munari parlando di arte e design. La scienza, spesso, è complicata, e, quando prova a incontrare il grande pubblico, come nel caso di Futuro Remoto, a Napoli, accetta la sfida di farsi raccontare con linguaggi diversi. Ed è la sfida che la cooperativa Le Nuvole di Napoli accoglie e rilancia. Li incontriamo proprio a Futuro Remoto, all’opera con gruppi di giovani e giovanissimi. Nata nel ’95, la cooperativa inizia ad occuparsi prevalentemente di attività teatrale rivolta alle nuove generazioni. Oggi, dopo trent’anni, teatro, arte, scienza e servizi integrati sono i quattro settori attraverso cui incontra il pubblico di ogni età. I luoghi di questi incontri sono i più disparati, dalle fabbriche ai teatri classici, dalle foreste ai siti archeologici, dai musei alle biblioteche, fino ai teatri, scuole, piazze di grandi e piccoli comuni. Dopo qualche anno dall’avvio del progetto, la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha inserito “Le nuvole” tra le realtà che operano nel campo della ricerca e sperimentazione del teatro per l’infanzia e la gioventù. Dal 2003 la compagnia è nominata dal Ministero per i Beni e le Attivita’ Culturali Teatro Stabile d’Innovazione per le nuove generazioni. Con la nascita di Città della Scienza, a Napoli, “Le Nuvole” inizia ad occuparsi di comunicazione della scienza.
Ce lo spiega Salvatore Fruguglietti, direttore del settore Comunicazione della scienza della Cooperativa Le Nuvole: “L’approccio non è più “top-down”: “io so e tu mi ascolti”, ma si spinge sulle modalità partecipative. Al momento i nostri operatori sono soprattutto laureati in materie scientifiche, e a questi viene trasferita una formazione teatrale e nell’ambito della comunicazione. La parola è uno strumento per la trasmissione del sapere”. Attualmente Le Nuvole è una cooperativa composta da 37 soci, di cui 19 donne e 18 uomini e quasi la metà di loro hanno un’età al di sotto dei 35 anni. Ma non è tutto. Oltre ai soci la cooperativa impiega anche circa 110 altri lavoratori non soci, di cui 11 a tempo indeterminato, 40 a tempo determinato nei 6-7 mesi in cui si verificano picchi nella richiesta dei servizi. I soci e i lavoratori hanno nel complesso competenze nel settore teatrale, artistico e delle scienze.
“Noi ricerchiamo una forte contaminazione dei linguaggi, sia tra i settori della cooperativa che con l’esterno”, prosegue Fruguglietti. “Le Nuvole” è parte di diverse reti: associata a Legacoop, parte della rete museale ICOM Italia; del MASAD (Mediterranean Association for Science Advancement and Dissemination), una rete fra chi è impegnato nella diffusione della cultura scientifica e tecnologica nell’area del Mediterraneo; coordinatori del Sud Italia per la rete americana FAMELAB Talking Science, un format internazionale, in stile talk show, in cui scienziati e ricercatori mettono alla prova il proprio talento di comunicazione comunicando in tre minuti e una manciata di parole un argomento scientifico che di solito racconta in un paper o in un convegno. E, sempre a proposito di rete, Le Nuvole è all’interno di Città della Scienza, svolge attività presso la mostra dedicata al corpo umano, “Corporea”, e altre mostre, ma anche direttamente a scuola. Tutto deve essere chiaro e fruibile, per un pubblico prevalentemente scolastico, oltre agli avventori familiari del weekend. Si tratta di circa 300.000 studenti e 7-8.000 persone che visitano la struttura ogni weekend, soprattutto in primavera. «Gli operatori fungono da facilitatori tra il pubblico in visita e il luogo – ci spiega Fruguglietti – Le persone, in gran parte giovani, devono arrivare alla postazione exibit, e lì possono “metterci le mani” e far accadere qualcosa. Nell’exibit noi facciamo costruire loro qualcosa, una storia, in pochi minuti (in 75 minuti il fruitore si ferma in 14 postazioni diverse). È un approccio maieutico, facciamo “provare” e “vedere”. Il nostro motto è: “Vietato NON toccare”. Toccando si inizia a capire, e quando si capisce, si ricorda. Noi non abbiamo mai un copione, perché non sappiamo cosa ci arriva: chi sono, da dove vengono i nostri visitatori, se sono stanchi, quanto sono motivati. Dopo 75 minuti, resetti tutto e riparti, costruendo con i nuovi visitatori un nuovo progetto». Chiediamo a Salvatore quali sono le sfide più grandi quando si lavora con la scienza, le parole e i giovanissimi, e lui ci descrive il gran senso di responsabilità con cui si costruisce questo lavoro: «Quando ti approcci ad un visitatore, un ragazzo, nella neutralità della spiegazione, le posizioni personali, che pur ci sono, non devono venir fuori. Stiamo ponendo un mattoncino nella loro formazione. La tensione che proviamo è quella di provare a costruire cittadinanza scientificamente consapevole. Pensiamo ai temi come il nucleare, l’eutanasia, la fecondazione assistita. Costruire consapevolezza nel cittadini è una grande responsabilità. Significa quanto meno portarlo a pensare “forse non ho capito bene tutto, ma non posso non interessarmi».
Questa, per Le Nuvole, è la ventunesima edizione di Futuro Remoto. «E’ molto cambiato, si è molto evoluto – continua Salvatore Fruguglietti – E’ bello vedere come negli ultimi 3 anni si sia aperto alla città. Spostandosi da Città della Scienza a Piazza Plebiscito è stato come passare da un’azione centripeta ad una accelerazione centrifuga. Piazza Plebiscito dà un senso di abbraccio, il visitatore ne è facilitato, ma deve entrare. Il messaggio è: intorno a voi c’è più scienza di quanto immaginiate».

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