Per il giornale scandalistico inglese, Napoli è tra le 10 città più pericolose al Mondo. Così, quelli della cooperativa Vascitour invitano il direttore del tabloid a visitare la città, a mangiare a casa dei napoletani della città vecchia
“Siamo pronti a offrire un tour gratuito al direttore e a un giornalista del Sun per i quartieri di Napoli. Li invitiamo a nostre spese a mangiare a casa dei napoletani della città vecchia. Così magari cambiano idea”: la proposta tra il provocatorio e il serio viene dai ragazzi di Vascitour. La community, costituita solo da napoletani Dop offre ai visitatori la possibilità di vivere una vacanza originale e alternativa, a casa dei napoletani della città vecchia, nei cosiddetti vasci, alla scoperta di scorci, emozioni e bellezze artistiche che solo “’o fratamme” (il fratello non di sangue ma di amicizia) può regalare. È l’idea vincente di un gruppo di quattro giovani napoletani che nel cercare un’opportunità di lavoro nella propria terra, si è imbattuto in un bando per start up indetto da Legacoop e Coopfond. Il progetto per Achille Centro (comunicazione e marketing), Marianna Di Fiore e Ilaria Delli Colli (web designer) e Francesco Boccia (ingegnere informatico) si è rivelato vincente nel senso più ampio del significato. Innanzitutto hanno conseguito il premio di 10.000 euro che ha consentito di trasformare l’idea in un’impresa cooperativa, la Vascitour, e poi, in un anno di attività, solo tramite il passaparola hanno creato un portafoglio di 370 clienti e creato circa 200 eventi, i quali si traducono mediamente in 60 prenotazioni al giorno, tra pernottamenti, pranzi o cene nei bassi.
Ma che vita è quella da basso? I “bassi” sono abitazioni popolari delle fasce sociali più povere, con fronte stradale, in cui si respira tutta la fantasia, la passione, l’intelligenza, la cultura e l’amore delle tradizioni napoletane. La strada diventa spesso sala da pranzo, vano cucina e lavanderia dell’abitazione, il pernottamento avviene rigorosamente all’interno di bassi, riqualificati, in cui non mancano l’aria condizionata o il televisore. Tutto in stile social innovation i giovani della Vascitour propongono percorsi turistici della città alternativi a quelli tradizionali. L’obbiettivo delle visite guidate è quello di consegnare ai viaggiatori gli strumenti per conoscere, capire e interpretare, lo stile di vita locale. All’insegna di arti inedite e artisti minori potrebbe articolarsi una delle visite proposte, dalla chiesa di Santa Maria Francesca alla mostra delle opere di Riccardo Dalisi e dei writers più famosi di Napoli. Il lavoro di questi artisti può essere considerato un vero patrimonio, disseminato sui muri dei palazzi, specialmente del centro storico napoletano e nei quartieri spagnoli, che connette i visitatori con le tradizioni popolari donando anche un certo senso di appartenenza. Local è anche l’accompagnatore e non può essere diversamente se la visita si guidata si chiamerà “’O ‘nciucio ‘”, che a Napoli è una pratica sociale comune che ruota attorno all’interesse di storie e storielle, fatti e fattarelli di persone, eventi e personaggi. Il tutto è raccontato sempre alle spalle del mal capitato. Partendo dunque dal ciù-ciù, che è il suono tipico del chiacchiericcio, la passeggiata per i vicoli dei quartieri spagnoli conduce alla scoperta della doppia anima dei napoletani divisa tra sacro e profano. Si passa da via Lungo Gelso, la strada della prostituzione, si va a curiosare tra l’arte nascosta e si girerà tra gli altari votivi. Il giro si snoda tra angoli nascosti, tra santi e madonne, tra credenze popolari e grande devozione, tra tombole scostumate e luoghi di culto. Al tour sono abbinati i numeri della smorfia: 80 a vucchella, 66 e doje zite, 8 a maronna e 49 ò piezz e carn !!! E tra uno scorcio di rara bellezza e il murales di Maradona arriva il momento della pausa caffè che si consuma nel basso della Signora Pina o della Signora Maria, accompagnato dal racconto della sua vita. Storie di vite difficili vengono fuori, non solo di gossip, sono testimonianze di persone vissute nel cuore della malavita e della delinquenza locale. Il pranzo è preparato con ricette tramandate da almeno tre generazioni che con orgoglio e parsimonia le massaie ne svelano i segreti. Con la pizza fritta si sente forte il sapore del riscatto morale e sociale degli abitanti della città vecchia, territorio off limits per i turisti vent’anni fa. “Un mix tra emozioni, sapori e territorio che funziona – ha dichiarato Achille Centro- non ci sono giorni in cui i bassi sono vuoti. La nostra forza sono il passaparola dei nostri ospiti e la formula di mettere in rete, in un’ottica di condivisione umana e sociale, gli abitanti del territorio con i loro mestieri, arti e storie di vita”. L’umano che diventa patrimonio e risorsa socio-culturale. È tutta qui dunque l’innovazione per i quattro giovani napoletani che si sono conosciuti durante un corso di formazione professionale all’Università di Napoli.