Mi chiamo Sabrine, edito da Radici Future Produzioni
Redazione | 1 October 2016

Quando, alla fine degli anni novanta, ci si rese conto che l’immigrazione in Italia era divenuta un fenomeno di una certa rilevanza, diverse furono le interpretazioni e le analisi. Come diverse furono le risposte legislative e i tentativi di costruire un sistema di accoglienza e con caratteristiche tutte italiane.

Il libro Mi chiamo Sabrine, pubblicato da Radici Future Produzioni, è un’intervista a una ragazza nata in Italia, da genitori tunisini, proprio in quegli anni. Sabrine Aouni, l’autrice, è una studentessa di diciannove anni che vive a Barletta. Nel libro racconta la sua esperienza di italiana e di tunisina insieme, di persona con una identità mista che non trova nel sistema italiano risposte all’altezza della sua condizione. Con la semplicità della sua età, Sabrine ci parla dell’Italia parlandoci di sé.

sabrineLe sue parole sono una cartina di tornasole, uno specchio dentro il quale si riflettono le ansie, le paure, le gioie e le fatiche di tutto un pezzo di Paese ancora, purtroppo, senza voce. L’autrice non si limita a guardare all’Italia, ma mette in discussione le sue origini, i suoi legami familiari, il suo rapporto con la Tunisia. Lo fa quando viene interrogata sulle sue scelte future, sul suo rapporto con l’Islam e con la sua famiglia. Emergono temi che non compaiono nei talk show della politica, ma sono centrali nella vita di tutti i ragazzi di seconda generazione. Gli stessi temi che, se non dibattuti, possono tornare sotto forma di cronaca sanguinaria, come avvenuto a Bruxelles, a Parigi, a Marsiglia… L’integrazione, la fede, il razzismo, il ruolo della scuola e della donna sono le grandi aree di interesse pubblico e privato che Sabrine Aouni frequenta e sulle quali si interroga diversamente dai suoi coetanei figli di italiani. Lo fa con disincanto, senza illudersi troppo, con autoironia.

Ne vien fuori un ritratto denso, senza troppe sfumature, netto. La sua estraneità a certi usi, per esempio, la rende una critica severa e tagliente della contemporaneità, una protagonista arguta della trasformazione globale in atto. Si trova in antitesi rispetto all’Isis e al fondamentalismo, pur essendo una credente musulmana.

Tutto questo ci rivela l’intelligenza dei nuovi italiani, avvertendoci sui rischi sociali dell’esclusione, dell’isolamento, del ripiegamento identitario al quale loro non vogliono cedere. Sta a noi raccogliere queste consegne e cominciare a costruire con i ragazzi come Sabrine un’altra Italia. Un’Italia possibile.

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