Federica Marangio, “La cicatrice”, Falco Editore, 2015
Francesco Monteleone | 17 April 2016

Dopo aver letto questo libro due volte (come bisognerebbe sempre fare) un poco ci dispiace di conoscere personalmente l’autrice, l’ultrafulgida Federica che ha in poppa 33 anni di vita ispirata. Perché vorremmo chiederle immediatamente (ma manca il coraggio) se le emozioni erotiche che ha descritto sono autobiografiche, veritiere o sincere (non è la stessa cosa) o le ha semplicemente immaginate come guarnizione consolatoria per lettori ‘non operanti’.

Perché lo vogliamo sapere? Lo confessiamo a cuore aperto; alcune righe intimissime sono così coinvolgenti che nella lettura si diventa voyeur del personaggio femminile e profondamente invidiosi di quell’uomo tanto amato che ora ‘vive dentro di me come una fiamma perenne’. Ma fermiamo la libido ai 700 caratteri; armati di tastiera è meglio trattenere gli eccessi di desiderio e intonare la lettura critica ai fatti, cioè alla finzione letteraria.

L’Io narrante è attribuito a Elettra, una giovane salentina che studia, si fidanza, si laurea, si sposa, si annoia, si separa e si innamora perdutamente di un altro uomo. Elettra è una mescola di ormoni e fervori meridionali; ella ha un emblematico amore verso suo padre, la tipica devozione morale per la famigghia, un grande appetito verso i buoni piatti della cucina glocale e dentro le cosce, in sostituzione dei muscoli, ha due missili sempre pronti a percorrere nuove rotte. Praticamente Elettra è golosa, buongustaia, giramondo, disinibita, attaccata alla propria terra, ma soprattutto non soggiogata dalle tradizioni; una donna perfetta da amare. (Se l’autrice assomigliasse almeno per metà al suo personaggio gli uomini dovrebbero mettersi in coda per corteggiarla).

Il capitolo che ci è sembrato più significativo è ‘volere è potere’. Elettra maciulla le ovvietà, i pregiudizi, le cattive abitudini maschili, il repellente classismo sociale e sfogando il disagio con un “rivoglio un futuro” cita sapientemente una delle pagine più belle della letteratura filosofica di sempre. Ma il sentiero che mena alla conoscenza di Federica è quello dell’amore. Le parole, quelle sincere dedicate al suo seduttore, sono un aiuto generoso a conoscere la natura femminile: il desiderio (sono rapita dal forte odore), il possesso e l’attaccamento (amare un ragazzo molto più giovane mi aveva destabilizzata) hanno una curiosa versione in prosa (io, grazie a lui, ho imparato a aprirmi, a coniugare le parole e le emozioni insieme).

E ora passiamo ai rimproveri: un lettore mediamente ignorante come il sottoscritto, se le cose non gliele spieghi bene, non le capisce. Perché questa diario sentimentale di una promettente e coraggiosa narratrice si chiama “la Cicatrice”? E lui che fine fa? Perché Federica si butta in generalizzazioni scientifiche che alterano le sue fantasiose righe in una melassa impura? Di Elettra ci piacciono i viaggi, l’amore e il cibo e la libertà espressiva. Questo primo racconto vale il tempo dedicato alla lettura. Sappiamo che Federica Marangio, mentre la sosteniamo, è in Olanda, quindi ha ripreso a girare. Forse sta maturando la trama del secondo libro. Speriamo sia così. Elettra non può lasciarci a bocca asciutta nel prossimo inverno.

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