“Lampa Lampa” romanzo intenso e amaro sulla rotta dei disperati verso Lampedusa
Silvano Trevisani | 3 April 2017

Lello Gurrado, nel suo ultimo romanzo “Lampa Lampa”, edito da Radici Future Produzioni, racconta la storia di un viaggio tutto fondato sulla speranza, ma una “speranza parallela”

lampalampa-gurrado“L’Africa non sarà mai un continente come gli altri. E sai perché? Perché ci manca il senso di appartenenza. Nessuno è consapevole e tanto meno è fiero di essere africano, ognuno è figlio del proprio paese, punto e basta. Gli altri sono americani, europei, asiatici, noi siamo senegalesi, etiopici, nigeriani, egiziani, gambiani, libici, ganesi. Non ci sentiamo africani, diamo l’impressione di vergognarci e invece dovremmo esserne orgogliosi, perché l’Africa è il continente più antico, quello in cui ha avuto origine l’umanità. L’Africa è il posto più bello del mondo, nessuno ha questo cielo, questo sole, questo mare”. È la riflessione amara che Taiwo detta a Bibal, suo occasionale compagno in un viaggio che è fisico, attraverso mezzo continente, ma che è anche un viaggio nella coscienza malata dell’umanità. Che assiste inerme a un interminabile traffico di esseri umani, che fa da ponte tra il continente nero e l’Europa opulenta e contraddittoria, per dare futuro ai sogni di milioni di persone, trasformandoli spesso in tragedie.

Lello Gurrado, nel suo ultimo romanzo “Lampa Lampa”, edito da Radici Future Produzioni, racconta propri uno di questi viaggi che diventa paradigmatico, scommettendo consapevolmente di innestarsi in un luogo narrativo che è diventato ricorrente, fatto di romanzi, reportage (come Fuocoammare), ma anche di film (come Verso l’Eden o, molti anni prima Lamerica) ma innestandovi elementi di novità in una struttura narrativa originale e coinvolgente.

è la storia di un viaggio tutto fondato anch’esso sulla speranza, ma una “speranza parallela” a quella che di solito spinge ondate di migranti a riversare la propria vita in una scommessa con la vita stessa, a intraprendere un itinerario infinito e senza tempo, nel quale la morte è costantemente presente, rappresentando una delle variabili messe in conto: non la speranza di costruirsi un avvenire lontano da guerre disumane, dalla fame, dalla mancanza assoluta di prospettive, ma speranza di ritrovare un figlio che quella strada aveva intrapreso ma del quale da sei mesi non si hanno più notizie.

Taiwo, suo padre, e Maryan, sua madre, sanno di certo che non può essere morto annegato durante la traversata del Mediterraneo, come qualcuno gli ha detto: Sully, il loro ragazzo, che ha intrapreso il suo viaggio assieme all’amico Abraham, è un nuotatore dalle capacità proverbiali, sempre vissuto in acqua nel loro paese, il Gambia, il più piccolo tra gli stati africani. Sully è partito seguendo il suo sogno, che prende anche i connotati di uno dei miti che egli si è costruito negli anni dell’adolescenza: il grande Lionel Messi, il calciatore argentino, punta del Barcellona, del quale egli indossa maglietta che, naturalmente, avrà un ruolo importante nell’evoluzione della trama.

Il racconto si sviluppa come una cronaca dalla drammatica intensità che è, poi, quella dettata da eventi visti e narrati con occhi disincantati e con una intensità che non necessità di particolari artifici narrativi o linguistici.

Del resto l’autore, giornalista professionista originario di Bari, che ha alle spalle una lungo esperienza editoriale, ha trascorso una vita in mezzo ai libri, avendo ricoperto vari incarichi nelle più importanti case editrici nazionali, come Rizzoli, Mondadori, Rusconi, Rcs, Corriere della Sera, e avendo pubblicato già tanti romanzi, ben conosce i meccanismi narrativi, che vanno adeguati anche alle “intenzioni” specifiche.

Il viaggio di Taiwo, che parte dalla Costa atlantica, da Banjul in Gambia, attraversa Mali, Burkina Faso e Niger, da dove inizia la traversata del deserto che lo porterò nell’inferno della Libia. Passer, ovvero mercanti di uomini, banditi, poliziotti corrotti, trafficanti spesso collusi con coltivatori schiavisti, si alternano sulla strada dei disperati, in un interminabile viaggio costellato di disagi, di violenze, di ricatti, nel quale ogni sosta è fatta di pedaggi riscossi spesso con inaudita violenza. Naturalmente, tutto è più complicato per le donne, che devono pagare il peggiore dei pedaggi, fatto di stupri e maltrattamenti che non risparmiano spesso anche i minori.

In tutto questo, la traversata del Mediterraneo, con tutti i rischi che comporta, è una sorta di liberazione, anche se assume i connotato di una roulette russa nella quale chi perde la scommessa sta sempre nella schiera dei migranti, perché comunque segue alla sosta nelle carceri libiche che, nel viaggio dei disperati, è la fase più drammatica e torbida, dai tempi indefiniti.

Per chi arriva a Lampa Lampa, così come gli africani chiamano Lampedusa, (da cui il titolo del romanzo), si aprono scenari di speranza. Ma per Taiwo, che ha percorso gran parte del suo viaggio assieme a un giovane, Bibal, che è un po’ la vera sorpresa della storia, l’arrivo a Lampedusa è solo un’altra tappa. A Lampedusa Sully non ci è mai stato. Perché? Cosa gli è successo? Naturalmente non possiamo svelare tutto, ma possiamo solo dire che la trama, che è parte essenziale di ogni romanzo, è avvincente e convincente.

Maggiori informazioni: http://www.edizioniradicifuture.it/libri/lampalampa/

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