Messico, alle guerrigliere ambientaliste zapotecas piace la cooperativa
Silvia Dammacco | 3 April 2017

Scendono in strada per difendere la loro tradizione e la loro terra. E per questo sono perseguitate. Alla lotta hanno aggiunto l’ingegno: con piccole imprese collettive stanno creando fonti di guadagno per  evitare costrizioni e legami economici con multinazionali locali e straniere

Guadalupe, Isabel e Rosario sono donne indigene zapotecas che difendono la loro terra, l’ambiente e il territorio. Non sono donne sottomesse e tantomeno deboli. Al contrario, sono donne che scendono in strada e che difendono la propria comunità di fronte ai megaprogetti installati nell’Istmo di Tehuantepec.
Qualsiasi reazione non è stata facile perché ad ogni azione queste donne hanno dovuto patire persecuzioni, vessazioni, discriminazioni, aggressioni verbali e psicologiche.
Secondo uno studio pubblicato nel 2016, lo stato di Oaxaca, nel sud del Messico, è in cima alla classifica dei territori con il più alto tasso di aggressioni nei confronti di donne indigene impegnate nella difesa del loro territorio.
Non è un caso perché si tratta di un territorio che insieme al Chiapas e allo stato di Guerrero,
è tra i più ricchi in risorse naturali: megaprogetti nazionali ed esteri in forte contrasto con la tutela delle aree in questione. La situazione purtroppo per le donne impegnate nella difesa del territorio non è affatto facile. Il loro impegno va ben oltre il territorio e l’ambiente. Per queste donne ciò che realmente conta è che queste terre generatrici di vita continuino ad essere fertili e forti per i discendenti.
“Le donne che lottano propongono alternative, è per questo che sono oggetto di vere e proprie persecuzioni”, sosiene il Centro de Derecho Mexicano Ambiental (CDMA): minacce, intimidazioni, aggressioni fisiche, vessazioni, diffamazioni, limitazioni della libertà, espulsioni forzose dalle comunità, furti e un caso (fortunatamente solo uno) di omicidio. Guadalupe Ramírez fa parte del Comitato di Resistenza del Progetto Eolico di Piedra Larga;
Isabel Jiméniz dell’Assemblea Popolare del Pueblo de Oaxaca.
Sono più di cinque anni che partecipano ad una vera e propria resistenza contro i parchi eolici.
Rosario Castellanos, invece, è entrata a far parte dei movimenti di resistenza solo da pochi mesi.
Tre voci che urlano all’unisono denunciando divisioni sociali e tradizioni comunitarie che rischiano ormai di essere quasi del tutto dimenticate. Isabel Jiménez da trent’anni si occupa di medicina tradizionale; raccoglieva fiori e piante fino a quando ha deciso di prender parte alla lotta in difesa dell’ambiente. E allora tutto è cambiato. Isabel non può più uscire sola di casa, ha patito talmente tante persecuzioni che non può più liberamente raggiungere il suo appezzamento di terra per paura che possano ucciderla.
Guadalupe Ramírez ricorda che i proprietari delle terre in questione hanno firmato contratti tecnici stipulati in spagnolo e non nella lingua zapoteca compresa da tutti, per non parlare dell’approssimazione dei dati forniti e delle conseguenze che tali progetti avrebbero implicato. “Non possiamo restare muti di fronte a tanta ingiustizia. È la nostra vita che è in gioco. La mia famiglia mi prega di smettere ed io devo spiegar loro che ciò che facciamo ha a cuore il nostro futuro, perché vogliamo che le nostre terre restino nelle mani di gente produttiva che ama la propria cultura, i propri sapori e gli odori e non nelle mani di un popolo che attua contro gli interessi della propria comunità, assoggettato al miglior offerente” ha affermato Isabel Jiménez.

A tutela delle tradizioni, del territorio e della propria cultura, il Messico indigeno “al femminile” risponde con un numero in costante crescita di cooperative nate in questi ultimi anni. L’obiettivo è quello di creare delle proprie fonti di guadagno per poter migliorare lo stile di vita delle popolazioni ed evitare, così, costrizioni e legami di tipo economico con multinazionali locali e straniere.
A tale scopo, nella regione di Oaxaca, sono stati organizzati corsi di formazione per la creazione di cooperative durante i quali i partecipanti hanno acquisito gli elementi necessari all’organizzazione e consolidamento di associazioni che coinvolgono nello specifico soggetti vulnerabili le cui attività puntano a rafforzare il mercato interno e la partecipazione di diversi settori della società nell’economia locale.
Artesanías Campesinas ad esempio, nello stato di Guerrero, è una cooperativa che riunisce ex contadine che si dedicano alla così detta “gioielleria rurale”, ornamenti e decori legati alla più antica tradizione messicana.
Much Kaab è un’altra cooperativa di donne indigene che lavorano unite con l’obiettivo di auitare e supportare la propria comunità. “Cosa possono fare delle donne che non hanno studiato, madri di famiglhia dedite all’apicultura che vivono in una comunità maya? La risposta è stata semplice: imitare le api, lavorare insieme, unite, per creare un’organizzazione in grado di sfruttare le risorse naturali a portata di mano.
Così 13 donne hanno trasformato il dolce regalo dell’ape melipona (rara specie di ape priva di pungiglione) in un delizioso miele con proprietà terapeutiche prodotto appunto dalla cooperativa Much Kaab che letteralmente significa proprio “api unite”. Un progetto che non solo tutela questa particolarissima specie ma che conserva i processi tradizionali dell’apicultura maya, conoscenze millenarie trasmesse di generazione in generazione.
Nella Valle del Mezquital, invece, 300 artigiane hanno creato la cooperativa Ya Muntsi Behña (letteralmente “donne riunite”) che produce abbigliamento con la fibra tessile ricavata dall’agave. Forti valori cooperativi e princìpi di commercio equo solidale hanno dato vita ad una vera e propria alternativa sociale che prevede il recupero di molte piantagioni di agave puntando ad una produzione sostenibile con tinture di origine naturale.

Realtà, dunque, che guardano alla promozione del buen vivir, insieme di princìpi e pratiche che puntano al recupero delle armonie con se stessi, con gli altri e con la natura che ci circonda. Probabilmente l’unica vera democrazia possibile contro l’oppressione di megaprogetti per mano di multinazionali generatrici di quella che molti definiscono ormai una “seconda colonizzazione”.
Fonti:
www.jornada.unam.mx
www.mexiconewsnetwork.com
www.alternativa3.com
www.gob.mx

Foto: @ Comisión Interamericana de Derechos Humanos  – (CC BY 2.0)

Tag: Messico
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