I grandi media si aggregano mentre i siti internet si isolano sempre più. Per sopravvivere, 16 anni fa i giornali locali con Legacoop scelsero di unirsi nella diseguaglianza. Tra le testate il pugliese Corriere del Giorno di Puglia e Lucania
È sorprendente come i grandi giornali scelgono sempre più la fusione e i piccoli l’isolamento. Da una parte la concentrazione tra Repubblica e La Stampa, il gruppo Il sole 24 ore, Corriere della Sera e i suoi dorsi; dall’altra migliaia di siti informativi. Il mondo dei media in Italia assomiglia sempre più a una città Sudafricana dove i grattacieli convivono con le baracche: da un lato i pochi giornalisti contrattualizzati, le realtà dove resistono i diritti, la dignità data dal sostentamento economico; dall’altro l’isolamento, gli introiti miseri, l’abusivismo, le difficoltà del giornalista che fa informazione emarginato nella sua cameretta. Gli uni a ridosso degli altri. Spesso la distanza è zero, come quella che intercorre tra due giornalisti seduti in una conferenza stampa: alla fine stesso prodotto, ma uno guadagnerà tra i 3,5 e i 6 euro lordi per il pezzo scritto, l’altro uno stipendio dignitoso a fine mese.
Il paradosso contemporaneo dell’informazione in Italia è che si aggrega chi ha più esperienza nel settore dell’editoria e non chi ne avrebbe più bisogno. I siti informativi oggi per andare avanti dovrebbero guardare prima un attimo indietro. A un’esperienza di 16 anni fa promossa da un gruppo di giornali e da Legacoop.
Nel luglio del 2000, dodici rappresentanti di quotidiani e periodici del Paese si riunirono a Roma per fondare il coordinamento Nazionale dei Media no profit. Tra questi anche il Corriere del Giorno di Puglia e Lucania.
Nasceva un importante aggregatore di stampa indipendente. Esperienza che andava al di là delle differenze. Parola d’ordine era “diseguaglianza”: allo stesso tavolo il laicissimo Manifesto e la Federazione italiana settimanali cattolici (Fisc) che raccoglieva 143 periodici. Vicini di banco il pugliese Corriere del Giorno e il genovese Corriere Mercantile.
A raccogliere quella esperienza oggi è Mediacoop che associa 97 cooperative che si occupano di editori, radio e tv.
Sfogliando i documenti sottoscritti in quel lontano inizio di millennio si comprende come i rischi di ieri sono le paure di oggi. In primo luogo il pericolo sempre più grande di un accentramento dell’informazione, e della raccolta pubblicitaria, che mette a serio rischio la democrazia.
Gli anni Novanta avevano già dimostrato come chi controllava telenovele e Tg-show, controllava i telespettatori anche nelle cabine elettorali. Sedici anni fa non si sapeva ancora però che chi controlla la rabbia e la paura sul web oramai controlla un’ampia fetta di voti.
Il Corriere del Giorno di Puglia e Lucania, storico giornale di Taranto, due anni fa, ha sospeso le pubblicazioni quotidiane (oggi esce una volta l’anno in edicola per il mantenimento della registrazione della testata). Lo stesso destino ha colpito tantissime piccole realtà editoriali di tutto il Paese. Nessuno aveva previsto uno tsunami economico come quello del 2008. A pesare è la crisi ma anche i costi di stampa, voce azzerata sul web. Cosa manca ai siti on line a questo punto: ad avviso di chi scrive, la capacità di unirsi nella diseguaglianza. Così come seppero fare i giornali cartacei.
Un po’ come capita nelle generazioni, dove il nuovo dovrebbe imparare dagli errori di chi lo ha preceduto ma anche saper raccogliere il buono.