“Ho iniziato a giocare quando avevo poco più di 12 anni. Una partita a carte con gli amici si è rivelata una vera e propria trappola. Da allora sono passato alle slot machine, ai video poker, fino ad arrivare alle bische clandestine.
Gli ultimi 10 anni sono stati i peggiori. Ho tentato per ben due volte il suicidio e per ben due volte mi hanno salvato la vita. La dipendenza dal gioco mi ha reso schiavo. Durante il mio viaggio di nozze continuavo a giocare, ho continuato a giocare anche quando è nato il mio primo figlio.
Il gioco mi ha fatto perdere tutto, non solo i momenti più belli della mia vita, ma anche il lavoro oltre che i soldi. Ho persino iniziato a rubare in casa, perdendo la fiducia dei miei familiari. Un giorno, sul pianerottolo di casa trovai la mia roba in dei sacchi neri della spazzatura. Io e mia moglie ci siamo separati legalmente, davanti al giudice. Non ero arrabbiato con lei, capivo la sua scelta, nonostante questo, continuavo a giocare.
Ero completamente solo, perché un giocatore è solo. Poi, un giorno mio figlio mi chiese 10 euro ed io mi resi conto di non poter soddisfare la sua richiesta. Da allora è cambiato tutto. In me è scattata una molla. Chiamai la mia ex moglie e le chiesi aiuto. Lei era già pronta con il numero dell’associazione “Giocatori Anonimi”. Decise di accompagnarmi e da allora è iniziato il mio percorso di guarigione. Ho riconquistato mia moglie, i miei figli, anche mio padre con cui avevo litigato.
La piramide dei debiti lentamente si sta abbassando. Oggi posso dire grazie all’associazione, perché mi ha ridato la vita. L’unica cosa che rimpiango è quella di non essere mai stato presente in casa. Ero presente solo fisicamente, ma mai mentalmente. Ero completamente estraneo a quelle che erano le faccende domestiche.
Grazie all’associazione, ora riesco a comprendere il valore di ogni singolo centesimo, prima non davo alcun valore ai soldi; ero in grado di spendere mille euro nel gioco e spesso prelevavo i soldi dal conto bancario, senza alcun rimorso. Purtroppo dalla dipendenza da gioco d’azzardo non si guarisce mai del tutto. Ancora oggi cammino per strada senza un centesimo in tasca. Quando ho bisogno di qualcosa, vado da mia moglie e le chiedo soldi, poi le porto gli scontrini, anche se non me li chiede. Oggi con quel poco di stipendio che prendo, sorrido alla vita”.
La storia di Giovanni è solo una fra le tante. La dipendenza da gioco d’azzardo, purtroppo, con il tempo si è trasformato in un fenomeno sempre più diffuso che trascina con sé donne e uomini, adolescenti e adulti, senza alcuna distinzione. La facilità con cui si può accedere, la legalizzazione dell’attività del gioco d’azzardo ed una predisposizione mentale e comportamentale, creano le basi perfette per una dipendenza che può durare una vita intera e togliere tutto: l’affetto dei propri figli, l’amore del proprio compagno, la stabilità di un lavoro, il piacere dei momenti più belli.
La dipendenza da gioco d’azzardo, però, può essere in qualche modo tenuta sotto controllo, grazie soprattutto al sostegno di associazioni, come quella dei “Giocatori anonimi”, che mette in atto un programma di cambiamento nelle diverse sedi: Bari, Brindisi, Taranto, Triggiano, Palermo, Ragusa e, a partire da settembre, anche Matera. Attraverso il dialogo e il confronto, l’associazione aiuta coloro che sono affetti da un vizio che, subdolamente, riesce a trasformarsi in una malattia progressiva emozionale, che per sua natura non può essere del tutto curata, ma può essere arrestata.