Quando arriviamo nella sede della Cooperativa ‘Garibaldi’, ci troviamo di fronte a un paradiso verde, immersi nella natura circondata dalla città. È un salto in una dimensione alternativa al caos della capitale. Un viaggio avvolgente nella terra romana. Intervistiamo il presidente della Garibaldi, l’avv. Maurizio Ferraro mentre siamo con lui a tavola, nella tavola calda della cooperativa. Dove si possono gustare pietanze preparate con i prodotti che essi stessi coltivano.
Cos’è la cooperativa Garibaldi?
È un soggetto messo su da genitori di ragazzi autistici, un laboratorio attivo di inclusione, dove il disabile è parte attiva del progetto e del sistema della cooperazione, attraverso una integrazione vera e quotidiana tra ragazzi autistici e normodotati.
La vostra attività produttiva, sulla terra, è ammirevole.
Mentre l’Istituto agrario Garibaldi ha 70 ettari, la cooperativa conta su 3,5 ettari coltivati prevalentemente a ortaggi. Abbiamo un banchetto per la vendita diretta, un B&B, un ristorante a Km 0. E tutto viene prodotto con la partecipazione dei ragazzi e di tanti operatori e volontari. Siamo una realtà in crescita, forse perché pratichiamo un mutualismo delle origini, venendoci seriamente incontro quando ne avvertiamo la necessità.
Veniamo agli aspetti più formali, della cooperativa.
Mentre normalmente le altre cooperativa sociali hanno un rapporto di sette ragazzi disabili per un solo operatore, qui è stato compiuto un piccolo grande miracolo: ci sono cinque operatori per un disabile. Tutto grazie ad attività di formazione, di integrazione operativa e formativa. Se pensi che normalmente lo Stato paga circa ottanta euro al giorno per le attività svolte e cinquecentosessanta per disabile, fatti due conti e siamo a cifre impensabili.
Voi come avete risposto all’uso di queste economie?
La Garibaldi ha ribaltato il paradigma e pure l’economia. Infatti con quegli ottanta euro al giorno si producono, per esempio, pomodori che vengono rivenduti, aumentando il guadagno e producendo di fatto Pil per il Paese, portando soldi nelle casse dello Stato. Non siamo un costo, questo è il dato! Noi interpretiamo la mutualità in cooperativa come idea che ribalta il sistema vigente.
Quali sono gli effetti sui ragazzi?
Per i ragazzi disabili gli effetti positivi si vedono a occhio nudo. Alla gravità della malattia, alla insufficienza di servizi e di risorse pubbliche, in cooperativa la mutualità attiva la partecipazione riducendo enormemente l’aggressività, per esempio. Siamo di fronte a un modello studiato perfino dall’Istituto Superiore di Sanità, perché produciamo inclusione, non medicalizzazione. Mettiamo la persona al centro e cerchiamo di rispondere in forma comunitaria, con un percorso in natura, ma molto operativo.
Per fare questo avete bisogno di crearvi una comunità.
Certo, per questo ci sono i nostri orti urbani. Sono circa trenta, che pagano un affitto alla cooperativa, fanno acquisti condivisi e partecipano alla vita della stessa Garibaldi pur senza farne parte diretta. Abbiamo costituito un percorso di aggregazione nel sistema della città. A Roma questo è un unicum. Anche con loro, con chi coltiva gli orti urbani, abbiamo semplicemente riprodotto schemi antichi. Per noi questo è lo scopo dell’agricoltura sociale.