All’apparenza è un uomo come tanti, sulla cinquantina, milanese e con un profondo amore per la sua compagna e per il suo gatto. Scavando un po’ più a fondo però, dietro la luce di una vita apparentemente normale, si nascondono coni d’ombra che lasciano senza fiato.
Il suo nome è Bruno e da dicembre vive nel centro di accoglienza dei City Angels, in via Pollini, a Milano. Dopo aver studiato in Svizzera, dove ha conseguito il diploma da geometra, è tornato in Italia e qui ha svolto numerose mansioni. “Per un lungo periodo di tempo ho svolto il lavoro dell’impiantista. Avevo anche una mia azienda, che poi ho dovuto chiudere per un paio di fregature che ho preso. Subito dopo ho svolto il lavoro del camionista, ma dopo qualche tempo ho avuto due ulcere che mi hanno creato delle emorragie. Ho rischiato di lasciarci per davvero le penne. Da 16 anni, a causa di questi interventi, sono invalido all’85%. Dopo essermi completamente ripreso, ho dovuto reinventarmi nuovamente e trovare un nuovo lavoro”.
Da questo momento in poi, Bruno inizia a lavorare nel settore della sicurezza nei locali e durante alcune manifestazioni. Fino a quando, l‘agenzia per la quale lavora ottiene una commessa nella città di Milano. Bruno, quindi, torna di buon grado nella sua città. Dopo qualche mese, però, il cliente comincia a non pagare e, di conseguenza, il rapporto di lavoro viene interrotto e la commessa annullata. La sua professionalità, però, gli permette di trovare immediatamente un altro lavoro sempre come addetto alla sicurezza.
Colpito nuovamente dalla sfortuna, Bruno inizia ad avere problemi di colecisti ed è costretto ad operarsi. Un intervento di routine, ma che poi si rivela ben più grave del previsto. Infatti, durante l’operazione chirurgica, i medici riscontrano un’aderenza della colecisti al fegato. Dopo l’intervento, Bruno è costretto a vivere per i quattro mesi successivi costantemente con il drenaggio. A causa della prolungata assenza sul posto di lavoro, il contratto non gli viene rinnovato e, da un giorno all’altro, si ritrova senza lavoro.
“Ho iniziato a cercare un’altra occupazione, ma non sono riuscito a trovare nulla, a parte qualche lavoro saltuario che comunque non mi ha permesso di mantenere l’appartamento in cui vivevo insieme alla mia compagna. Dopo aver perso anche la casa, per qualche mese siamo stati ospitati da alcuni amici, ma alla fine ci siamo ritrovati in mezzo ad una strada. Ci tengo a precisare che ho perso la casa perché ero rimasto indietro con il pagamento di tre rate della spesa condominiale e non perché non pagavo l’affitto. Proprio per questo motivo ho fatto causa contro l’amministratore di condominio e nonostante io abbia avuto ragione, il proprietario dell’appartamento non ne ha voluto sapere di rinnovarmi il contratto”.
Dopo aver perso la casa, Bruno e la sua compagna si sono immediatamente rivolti agli assistenti sociali, per cercare di capire i passi da compiere per ottenere un appartamento nelle case popolari. “Il problema più grande era che noi la residenza ce l’avevamo in provincia di Milano, quindi non potevamo fare alcuna richiesta di case popolari con l’assegnazione in deroga. Mi sono quindi rivolto ai City Angels, i quali hanno subito trovato una sistemazione per me, nel centro di accoglienza di via Pollini, e una sistemazione per la mia compagna e il gatto a Casa Silvana”.
Ad un certo punto, nella vita di Bruno, un piccolo colpo di fortuna. La sua compagna inizia a lavorare come badante a casa di una coppia di anziani, entrambi invalidi e malati. “Quando ho saputo la bella notizia, ne sono stato immensamente felice. Perché un uomo in mezzo alla strada se la può ancora cavare, una donna no. Lei poi, volendo, sarebbe potuta tornare tranquillamente in Toscana dalla sua famiglia o da sua sorella, ma non ha mai voluto lasciarmi qui da solo”.
Bruno e la sua compagna, ora, sono riusciti ad ottenere la residenza presso una chiesa di Milano, in tal modo hanno potuto avviare le pratiche per ottenere una casa popolare. Bruno intanto vive nel centro di accoglienza di via Pollini, dove condivide spazi ed ambienti con i profughi. “All’inizio, quando sono arrivato, c’erano un sacco di italiani, mentre adesso siamo davvero in pochi. Ora sono quasi tutti profughi, sono dei bravi ragazzi, molto socievoli. Si vive in maniera pacifica”.
La storia di Bruno induce alla riflessione. E’ un uomo che non è stato solo colpito da problemi di salute, ma che è stato vittima di un sistema che non tutela il lavoratore, ma che al contrario lo abbandona nel momento di maggiore bisogno. Se Bruno oggi ha un tetto sopra la testa e può mangiare due volte al giorno lo deve solo ed esclusivamente ad un’associazione, quella dei City Angels che, dal 1994, aiuta ogni giorno più di tremila persone. Si tratta di volontari che quotidianamente offrono il proprio aiuto ai meno fortunati, come i senzatetto, le prostitute, gli alcolisti, i tossicomani, gli immigrati e gli anziani, ma anche i disabili, i rom e gli studenti. Sono presenti in molte città d’Italia: Milano, Roma, Torino, Cagliari, Messina, Brescia, Parma, Modena, Rimini, Monza, Bergamo e ancora Novara, Lecce, Como, Varese, Campobasso e Lugano.
Viene spontaneo domandarsi che fine avrebbero fatto Bruno e i tanti altri che come lui ogni giorno perdono il lavoro, la dignità e la propria casa se non ci fossero associazioni come quella dei City Angels che prestano il proprio tempo e il proprio aiuto a coloro che si ritrovano in situazioni di difficoltà. Dovrebbero domandarselo anche i nostri governatori, impegnati continuamente nella tutela dei propri diritti e che troppo spesso dimenticano quali siano i propri doveri.