Roberto, quali iniziative porta avanti MediaCoop per la promozione dell’editoria indipendente?
Consentimi di iniziare con un grande in bocca a lupo per Radici Future Magazine: la nascita di una nuova testata è un segno importante di coraggio e, insieme, è una necessità non rinviabile per i territori e le comunità locali quella di ritornare ad avere più voci libere. Quindi vi siamo particolarmente vicini in questa vostra scelta. Ma veniamo a Mediacoop: un’Associazione in cui, oggi, sono associate le cooperative dei comparti in cui si articola la presenza di Legacoop nel settore dell’editoria, dell’informazione, delle librerie, dell’educazione all’informazione, dei servizi editoriali, della pubblicità, delle radio e tv di informazione. La storia di Mediacoop, in particolare, è quella delle tante battaglie di questi anni per affermare l’importanza di un’editoria libera e indipendente, per promuovere e sostenere i giornali locali, per diffondere la media literacy e l’educazione all’informazione nelle scuole, per promuovere la lettura, per formare nuove competenze giornalistiche in grado di raccontare in modo plurale i tanti territoti del Paese, per valorizzare e ripensare la funzione delle librerie nelle Università e per ridare valore ad una distribuzione attenta al ruolo dei piccoli editori indipendenti. Mediacoop è stata ed è alla testa anche di quel processo di rinnovamento della legislazione sull’editoria che deve vedere lo Stato intervenire in modo serio e rigoroso, ma indispensabile, per correggere gli effetti oligopolistici del mercato e per garantire il diritto costituzionale, sancito dall’art. 21, al pluralismo dell’informazione sia a livello nazionale che a livello locale. Per questo si è costruito uno schieramento ampio che unisce FNSI, Alleanza delle Cooperative Comunicazione, Anso, File, Fisc, Slc-CGIL, Uspi, Articolo 21 attorno ad una grande campagna di sensibilizzazione sul tema del pluralismo dell’informazione: #menogiornalimenoliberi…e i risultati sono stati importanti se è vero che oggi la maggioranza del Parlamento ha riconosciuto convintamente la necessità di un intervento pubblico a sostegno del pluralismo e che questa scelta è al centro di un’importante proposta di legge che inizia in questi giorni il vaglio della Commissione Affari Costituzionali del Senato, dopo una sua prima approvazione da parte della Camera.
Questo è un periodo particolare per l’editoria italiana. Dopo la recente fusione di grandi gruppi editoriali, la prospettiva pare essere quella di un accentramento di potere nel sistema dei media e della distribuzione. Come pensi che se ne possa uscire? Quale può essere il ruolo della distribuzione Coop in questo senso?
La fase che si è aperta è la conferma di un fenomeno di concentrazioni in atto le cui conseguenze non possono essere lasciate solo al mercato. La concentrazione, per quanto una maggiore determinazione dell’antitrust potrebbe contenerne a breve in piccola parte gli effetti è comunque un trend difficilmente evitabile e va ben aldilà dei confini nazionali. Prima per l’editoria libraria e, più di recente, per i grandi quotidiani nazionali i processi di concentrazione in atto hanno determinato condizioni di non ritorno alle quali si tratta di cercare soluzioni del tutto innovative, sia sul versante del ruolo “correttivo”, di tutela del pluralismo che Stato e Regioni devono giocare, sia, lasciatemelo dire, sul versante di un nuovo necessario ruolo della cooperazione. Le conseguenze dei fenomeni in atto, in termini di perdita di posti di lavoro, di chiusura di piccoli e medi editori e di testate, hanno prodotto e produrranno sempre più una diminuzione drastica del pluralismo editoriale, culturale e di informazione. Soli non si va da nessuna parte! Serve uno sforzo di analisi dei bisogni comuni e di condivisione di nuovi strumenti di promozione e distribuzione; servono piattaforme comuni, innovazione ed una nuova capacità di ripensare insieme la qualità giornalistica, editoriale dei prodotti e del lavoro giornalistico comunque professionale e connesso a precisi codici deontologici che si tratta di mettere in campo nell’era di internet e dei contenuti multipiattaforma. Questi nuovi strumenti possono nascere prendendo a modello storie virtuose del passato oggi più che affermate come, ad esempio, quella di Conad, tanti dettaglianti associati per costruire insieme una grande impresa comune. Credo che la cooperazione sia oggi un bisogno per molti e credo che la cooperazione debba dare un segnale di attenzione e di apertura a questi problemi a partire proprio dalla sua imminente presenza al prossimo Salone Internazionale del Libro di Torino di Maggio.
Sappiamo che sei impegnato nel confronto sulla scrittura di una proposta di normativa sull’editoria, puoi parlarcene?
Si è lavorato molto insieme alle altre associazioni per contribuire ad una riforma dell’’editoria davvero indispensabile. Il confronto con tanti parlamentari e con il Governo è, ad oggi, risultato costruttivo e su molti punti sta emergendo una legge importante, anche se non di riforma dell’intera filiera dell’editoria come si sarebbe auspicato. E’ una legge di svolta, in particolare, per alcuni punti: il primo dei quali è la nascita del Fondo per il Pluralismo e l’innovazione nell’informazione, fatto storico, che deve dare certezza della scelta dello Stato di dotarsi di strumenti finanziari per intervenire stabilmente a sostegno dei piccoli giornali, cartacei e online, delle radio e delle tv locali in relazione al ruolo di informazione che essi siano in grado di svolgere e certificare a livello locale o nazionale. Parliamo solo di testate gestite da cooperative di giornalisti e altre realtà non profit; parliamo di rispetto dei contratti collettivi di lavoro giornalistico e di assoluta indipendenza ed autonomia delle testate, parliamo di controlli severi di trasparenza e di tracciabilità, ma parliamo anche, soprattutto, di innovazione e di nuove start up. Si apre, cioè, una nuova stagione: se la legge al Senato correggerà alcuni difetti ancora presenti nel testo approvato alla Camera, e se i successivi decreti delegati al Governo saranno coerenti con quanto sopra affermato, saremo di fronte ad una straordinaria opportunità di innovazione e di nascita di nuove cooperative di giornalisti, pubblicisti e poligrafici, ma anche di content editor, web master, esperti di piattaforme digitali. Realtà cooperative che, passati solo due anni, a fronte di progetti seri e di lavoro professionale potranno anch’esse accedere ad un sostegno pubblico in cambio di un lavoro importante ed autonomo di informazione locale, che si connoti anche per le capacità di innovazione che esprime. Ma il difetto che il Senato dovrebbe, secondo mediacoop, subito modificare nella proposta di legge è quello della mancanza di specifici stanziamenti per il contributo diretto all’editoria riferito all’anno di passaggio verso la nuova normativa, il 2015. Senza un esplicito riferimento in tal senso da inserire nel testo la riforma che intenderebbe affermare un nuovo e più ampio pluralismo nel Paese diverrebbe la più incredibile affossatrice di piccole testate e di posti di lavoro giornalistico della storia italiana repubblicana … e la cooperazione, insieme a tutti gli altri soggetti della campagna #menogiornalimenoliberi è mobilitata per ottenere questa indispensabile integrazione. Anche per la promozione dell’editoria libraria indipendente sta, poi, facendo il suo iter parlamentare una proposta, che condividiamo, per la promozione della lettura, delle librerie di qualità e dei piccoli editori indipendenti…anche in questo caso importante sarà fare sentire la nostra voce.
In Italia i lettori sembrano essere spariti, mentre si affaccia un nuovo fermento nel mondo editoriale, soprattutto nell’editoria indipendente. Webzine e EBook sono sempre più spesso i contenitori nei quali troviamo narrazioni efficaci. Cosa possiamo fare per recuperare lettori a questi nuovi prodotti?
Cambiano le narrazioni e le piattaforme in cui esse si esprimono, ma questo non vuole ancora dire che la carta stampata sia finita o che il web possa auto-reggersi anche economicamente con la pubblicità e le vendite. Il processo in atto è ricco di stimoli e di opportunità, ma anche di pericoli: in esso convivono atteggiamenti poco attenti al consumatore ed utente ed alla suo diritto di essere informato in modo critico ed indipendente…Serve anche qui deontologia professionale, responsabilità sociale insieme a capacità di interazione tra i linguaggi, le piattaforme e i pubblici di riferimento. L’informazione e l’editoria viaggeranno sempre più su diverse piattaforme non necessariamente conflittuali…anzi! Dovremo sempre più sforzarci, come stiamo facendo, nel dare risposte a bisogni di condivisione più ampie, che partano da pubblici differenti e che possano trovare risposte molteplici di informazione, comunicazione, lettura, consumo culturale, viaggi culturali, servizi alla persona, su piattaforme integrate le cui finalità siano l’interesse collettivo e degli utenti e la crescita di communities attive e partecipi. Un nuovo protagonismo che passa anche , però, necessariamente da nuove capacità di comunicazione in capo ai piccoli editori, ai giornali, agli operatori dell’informazione: avvicinare e coinvolgere nuovi pubblici alla lettura, alla fruizione e al consumo culturale e al valore della produzione di contenuti informativi e culturali è apparentemente una strada fin troppo ampia ed obbligata se si vuole risalire una china inquietante che vede il nostro Paese agli ultimi posti in Europa per queste voci.
Noi di Radici Future pensiamo che il web e la buona editoria debbano convivere. Tu pensi che i nuovi media, tendenzialmente più democratici e più accessibili, porteranno a nuove figure professionali? E quale pensi debba essere il ruolo dei social nel futuro dell’editoria indipendente?
Ho già provato a dire che vedo un futuro di grande interazione e convergenza tra i diversi media: le tante opportunità di avere o fare informazione a basso costo si scontra con il valore del lavoro e delle regole che fare informazione responsabile dovrebbe avere. Ogni persona sceglierà certo liberamente come interagire in un sistema in cui i vari media convivano ma certamente, per fare un lavoro serio e duraturo, bisogna pensare e realizzare modelli di business e piani di sviluppo anche della piccola impresa editoriale non profit che siano attenti a questi cambiamenti e che ricerchino il giusto mix tra le diverse piattaforme e tra i diversi prodotti informativi e culturali offerti. E poi, di nuovo, che si connettano in reti e piattaforme più ampie ed innovative.
Nuove proposte editoriali, in forma di cooperativa come la nostra, si affacciano sul mercato italiano. Quali suggerimenti o consigli puoi darci per entrare in sintonia con il mercato? E quale sarà, secondo te, il ruolo dell’editoria e dei media dentro il sistema LegaCoop?
Intanto entrate in una realtà grande e complessa, quella di Legacoop, ma animata da visioni e valori comuni. Allora lavoriamo insieme per costruire innovazione e reti italiane ed europee tra chi ha la stessa visione e gli stessi valori: tra chi crede al ruolo di un’informazione plurale e libera, a chi vuole trasparenza, legalità e verità. Il futuro più vicino sta nella capacità di allargare gli orizzonti, di aprirsi a nuovi ambiti e a nuovi pubblici ma anche nel far parte di nuovi strumenti comuni per la promozione, la gestione degli abbonamenti, la comunicazione, la raccolta pubblicitaria nazionale, l’innovazione tecnologica, la partecipazione a progettualità europee. Far parte dei territori e delle loro identità nell’ambito sociale, culturale, economico, dello sviluppo è proprio del modo di essere cooperativo di sempre: l’informazione , così come la produzione culturale, sta alla base di una comunità che si basi sul valore delle persone. La cooperazione è consapevole di come sia indispensabile oggi non solo non spegnere voci libere, ma ridare nuove opportunità di racconto plurale alle tante comunità locali del Paese. E non si tratta di un tema settoriale, da addetti ai lavori, ma di una componente rilevante per lo sviluppo futuro: per questo credo che la cooperazione di Legacoop, oggi, e di Alleanza delle Cooperative dal 2017, saranno impegnate con noi in questo percorso. E sono certo che realtà come la vostra ci aiuteranno a far crescere questa volontà. Intanto l’impegno è a far sì che la legge di riforma in discussione divenga realmente, con le opportune modifiche, “una legge per chi legge”.