Il principio con cui è stata fondata l’associazione Onlus “Solidarietà Oltre Confine” si basa sull’altruismo più puro: «aiutare gli altri a fare a meno di noi. Diventare, cioè inutili». Un principio che potrebbe avere come bibbia un significativo monito di Goethe: «Trattate le persone come se fossero ciò che dovrebbero essere e aiutatele a diventare ciò che sono capaci di essere».
Una bella realtà quella che ha sede a Putignano, in provincia di Bari, nata nel 2004, apolitica e apartitica con l’unico scopo di condurre battaglie senza armi affinché chiunque abbia diritto ad un «futuro più umano e sostenibile». Il tutto imperniato esclusivamente sul volontariato, sia dei sostenitori, attraverso semplici donazioni, sia dei soci (studenti, operai e professionisti, senza alcuna distinzione), attraverso iniziative che mirano ad organizzare campi di lavoro che possano contribuire realmente allo sviluppo. E scoprire l’importanza di percorrere una strada più veloce e sicura; o di un centro dove i bambini e i ragazzi possano finalmente sorridere ed essere uguali a tanti altri; o dell’importanza di una sola, vitale, goccia d’acqua mediante la costruzione di impianti di potabilizzazione e l’irrigazione dei campi; o di una semplice vanga che possa permettere loro di lavorare una terra che potrebbe essere molto più generosa di quanto non lo sia già. Tutto questo viene fatto coinvolgendo direttamente la popolazione del posto (parliamo di paesi in via di sviluppo come la Tanzania e la Guinea Bissau), e sempre all’insegna dell’integrazione, dell’amicizia, della solidarietà e della condivisione.
Molti i progetti già portati a termine da questi “cavalieri dall’anima lucente”. A cominciare da “Un trattore per Ingorè”, iniziativa del 2004 portata a termine in soli tre mesi, che prevedeva l’acquisto di un trattore e alcuni mezzi agricoli per il villaggio della Guinea Bissau, uno dei paesi più poveri del globo terrestre e martoriato da una guerra civile incessante. Grazie a questo progetto si è potuta accendere una speranza nuova: arare, seminare e irrorare i campi anche durante il lunghissimo periodo di siccità.
È sempre del 2004 il progetto intitolato “Un asilo per Ingorè”: l’edificazione di una scuola materna nella Missione di Ingorè (comprendente oltre trentacinque villaggi), finanziata con la raccolta di fondi e la vendita di un calendario, il tutto in collaborazione con le suore Adoratrici del Sangue di Cristo che sono in Guinea Bissau dal 1980.
Nel 2005 è la volta di “Arriva il Dottore”, destinato alla numerosa popolazione della Guinea Bissau (quasi un milione e mezzo di abitanti), e in particolar modo quella della regione di Chacheu. Una zona dove la mortalità infantile e quella delle donne in gravidanza è tra le più elevate al mondo. Sempre in collaborazione con le Suore Adoratrici del Sangue di Cristo, è stato acquistato un fuoristrada della Toyota per garantire al personale medico, oltre che agli ammalati, spostamenti rapidi; in seguito è stato finanziato, con una serie di iniziative, un edificio adibito ad ospedale che è stato finalmente inaugurato nell’estate del 2010 e che ha preso il nome di Hospital do Povo.
Nel 2012 è stato invece inviato un container (il quarto) di aiuti umanitari: indumenti e alimenti in primis oltre al materiale indispensabile per l’allestimento di un laboratorio di analisi sempre presso l’ospedale, che è diventato quindi un punto di riferimento fondamentale per tutta la regione. L’associazione continua, annualmente, a fornire il necessario per il suo finanziamento.
Il progetto datato 2013 prevedeva invece la costruzione del Centro Juvenil di Bissau, indispensabile punto di riferimento per i giovani e per fornire loro la giusta educazione. L’urbanizzazione ha infatti trasformato la povertà in miseria e sono frequentissimi gli episodi di droga e Aids.
Nel 2014 è stato inviato un altro fuoristrada Toyota, questa volta per garantire le cure primarie anche ai villaggi più sperduti della Guinea, mentre nel 2015 è partito un altro importantissimo progetto. Si chiama “Hidra” è ha come obiettivo l’approvvigionamento idrico di Ingorè; grazie all’aiuto di alcuni ricercatori dell’Università di Barcellona, si è proceduto all’analisi del terreno per trovare una soluzione alternativa, e magari definitiva, per consentire alla popolazione di avere sempre acqua potabile. Tutto ciò è stato possibile con l’aiuto della tecnologia del così detto “modulo Hidra”: una sorta di raccoglitore dell’acqua piovana che provvederà meccanicamente alla filtrazione, alla dissalazione e alla sanificazione della stessa, durante i periodi climatici più difficili.
Ma i progetti non finiscono mai, ed ecco che il prossimo mese di maggio partirà in Guinea Bissau l’ennesimo container, che i volontari andranno a sdoganare di persona in estate. «Un’iniziativa – ci spiega uno dei responsabili di S.ol.co, il dottor Vincenzo Lorusso – mettiamo in atto circa ogni due anni per dare la possibilità a chiunque voglia donare qualcosa di sé (e sia impossibilitato a prendere parte alle nostre spedizioni africane), per sentirsi partecipi del nostro grande progetto solidale».
C’è sempre un modo, quindi, per rendersi utili, e far si che, come in ogni bellissima favola, si possa concludere dicendo «e vissero felici e contenti».