Gli alimenti buoni e giusti della COOP
Nicole Cascione | 13 April 2016

Pensare a cosa ci sia dietro ogni frutto che mangiamo o dietro il sapore di una fetta di pane condita con olio e pomodorini freschi, non è un esercizio facile. Occorre vedere con i propri occhi quelle che sono le condizioni inumane nelle quali, spesso, persone di qualsiasi nazionalità sono costrette a lavorare per sopravvivere, perdendo la propria identità affinché tali prodotti arrivino sulle nostre tavole.

Ed è proprio per restituire loro dignità che Coop ha dato vita ad una nuova campagna, dal titolo evocativo “Buoni e Giusti”, il cui obiettivo è quello di combattere lo sfruttamento e l’illegalità nelle filiere agroalimentari. Il lavoro nero e il caporalato costituiscono un vero e proprio cancro, difficile da sconfiggere, ma non per questo facile da dimenticare. Con l’introduzione del marchio Coop sulle filiere agroalimentari (ortofrutta, carni, uova, pesce, latte, salumi, olio e pomodori) si è chiuso il cerchio dei controlli effettuati con apposite verifiche, certificate da enti esterni, che partono dal campo fino alla vendita.

Attraverso questo controllo capillare, Coop ha espulso, solo negli ultimi cinque anni, ben sette aziende agricole che non rispettavano gli impegni presi. L’attività di controllo, che è stata affidata già dal 1998 a Bureau Veritas, parte da una serie di verifiche della documentazione sia sul piano della sicurezza che dei rapporti con i lavoratori. I referenti in questo caso sono i dirigenti delle risorse umane, i responsabili acquisti e della sicurezza, a cui seguono le interviste dirette con gli stessi lavoratori, con garanzia di pieno anonimato e le visite ispettive anche nei luoghi di raccolta del prodotto, spesso gestite da soggetti diversi. Coop ha invitato le 7.200 aziende fondatrici ad iscriversi alla Rete del lavoro agricolo di qualità, uno strumento utile a rafforzare le iniziative di contrasto dei fenomeni di irregolarità e delle criticità che caratterizzano le condizioni di lavoro nel settore agricolo. Vivere in un mondo nel quale il contrasto allo sfruttamento dei lavoratori, l’eticità e la legalità diventino fattori competitivi all’interno del sistema agroalimentare, al momento sembrerebbe un’utopia. Ma rappresenta realisticamente l’unica strada da percorrere per creare un rapporto di fiducia con i consumatori; e questo è uno degli obiettivi fondamentali della nuova campagna “Buoni e Giusti”.
Da una ricerca effettuata, sono stati individuati i territori maggiormente a rischio, che quindi necessitano di interventi urgenti, tra questi spiccano la Puglia, la Calabria e la Sicilia, ma sarebbe errato e superficiale affermare che il lavoro nero e il caporalato esistano solo nel Sud Italia. Purtroppo si tratta di fenomeni dilaganti su tutto il territorio nazionale. E, per far fronte all’attuale situazione, è indispensabile che vi sia una stretta collaborazione tra Governo, istituzioni locali e terzo settore.
Qualche numero. Fino ad ora sono stati coinvolti ben 832 fornitori di ortofrutta e 70 mila aziende agricole; il costo del lavoro in campo incide attorno al 40% del costo totale di produzione. Lungo l’intera filiera ci sono ovviamente delle spese da supportare, che lievitano di gran lungo il costo del prodotto finale. Tutto questo incide nella scelta del consumatore che, in un periodo di crisi come quello attuale, compie le spese in maniera più oculata, scegliendo prodotti a minor costo. Questo spinge i produttori ad abbattere i costi di produzione, commettendo illeciti. “I dati – ha chiarito Marco Pedroni, presidente Coop Italia – dimostrano che noi paghiamo ai produttori una cifra che è sempre superiore ai costi di produzione e il nostro margine di guadagno oscilla, per l’ortofrutta, fra il 2 e il 4%. Da un’indagine da noi commissionata risulta che, fatto 100 il costo finale, il 35% va al mondo agricolo, il 37% alle intermediazioni, il 25% alla distribuzione e il restante 3% è il nostro margine”.

La campagna si muove su tre fronti differenti, ma strettamente connessi. Primo fra tutti, il fronte dei controlli su quelle che sono considerate le filiere più critiche. Coop si occupa quindi di controllare l’intera filiera in tutti i suoi passaggi, dalla materia prima al prodotto finito. Secondo fronte, quello dell’allargamento della rete dei controlli. Coop, infatti, ha individuato ben 13 filiere ortofrutticole maggiormente esposte ai rischi di illegalità e di sfruttamento: agrumi, fragole, pomodori, meloni, angurie, uva, patate novelle e altri sei ortaggi di largo consumo.
Infine, la Rete del Lavoro Agricolo di Qualità è l’ultimo binario su cui si muove la campagna “Buoni e Giusti”. Ci si aspetta adesioni ed iscrizioni da parte delle aziende agroalimentari che, solo in tal modo, possono attestare di essere aziende pulite, in regola con le leggi e i contratti di lavoro.

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