Cultura, Turismo e Comunicazione. 850 cooperative, circa 30.000 soci, 23mila dipendenti e 900 milioni di fatturato. Sono solo alcuni dati di CulTurMedia, comparto strategico per il settore culturale italiano. Giovanna Barni di Coop Culture è stata eletta presidente nel Congresso di Genova. Leonardo Palmisano della coop. Radici Future è il nuovo presidente vicario.
Leonardo Palmisano, i corpi intermedi sono ormai saltati. Ha ancora senso parlare di cooperazione e di una strutture come quella di CulTurMedia, all'interno di Legacoop?
La rappresentanza vive una crisi profonda. Un certo modello di rappresentanza non ha funzionato. Il congresso nazionale di CulTurMedia ha visto una fortissima partecipazione territoriale. L'evento di Genova è stato anticipato dai congressi regionali che hanno permesso la costruzione dal basso questo settore, all'interno di Legacoop. Le esperienze e i bisogni dei territori sono stati i veri protagonisti di questo primo congresso
Quali sono i tratti distintivi di CulTurMedia?
La produzione di cultura, ovvero la produzione di valori intorno ai quali costruire un nuovo orientamento sociale. La crisi della rappresentanza precedentemente citata è un pezzo della crisi della società italiana e del relativo declino morale prima che politico.
Il settore Cultura, turismo e comunicazione ha tutte le caratteristiche per poter attivare processi di cambiamento valoriale e quindi di cambiamento morale del Paese. Oltre a produrre servizi, elaboriamo contenuti. Vi è un tappeto di valori, che in questo momento storico sta riemergendo in termini di risposta a un bisogno di aggregazione sociale, solidarietà, cultura e aggregazione. CulTurMedia viaggia in questa direzione: le nostre competenze al servizio dei valori e i valori a servizio dell'economia.
Nella costruzione di questo processo partecipativo, che risuono ha avuto la parola "identità"?
In Culturmedia vi sono cooperative grandi e piccole. Sono coperti i due estremi sul piano dimensionale. Questo per noi rappresenta un modello di garanzia. Serve a rappresentare meglio la complessità del nostro mondo. Meno identitarismo e più pluralismo. La condivisione delle esperienze differenti e la pluralità di soggetti, sono per noi due pilastri fondamentali.
Troviamo molto più identitaria la tendenza al gigantismo. Basti pensare a ii colossi Google e Amazon. Queste esperienze stonano con i nostri valori e non sono espressione di un mercato realmente libero.
Lei viene dal Sud, dalla Puglia. La sua candidatura e successiva elezione, rientrano in una logica di rappresentanza territoriale?
Assolutamente no. Se fosse così non avrei scelto di candidarmi. Io guardo all'unità. Gli organismi di rappresentanza che andremo a comporre nelle prossime settimane, saranno fondati su un mix di competenze, in primis, e territori. Il mio sarà un ruolo politico. Trovo gratificante far parte di un consesso che fa politica attraverso la produzione e promozione della cultura. Vi è un profondo bisogno di cultura. La parte più sana del Paese è unita ma nel contempo non è adeguatamente gratificata a causa degli elevati tassi di corruzione, di criminalità e di evasione fiscale, presenti da Nord a Sud.
Che ruolo avranno le cooperative che si occupano di Comunicazione e in particolar modo di giornalismo?
I giornalisti devono essere i garanti e i guardiani della libertà. I giornali sono costantemente sotto attacco. Vi è una rarefazione degli investimenti pubblici e privati. Alla diminuzione dei giornali corrisponde una minore libertà elettorale che porta inevitabilmente la politica ad avere più rapporti clientelari. Vi è la necessità di presidiare il mondo del virtuale con strumenti adeguati per contrastare il propagare delle fake news.