Aldo Moro, un uomo e un politico con fama di santità a un passo dal processo di beatificazione che lo porterà sulla via della santità. Una santità che la chiesa gli deve per la sua fede cristiana, per il suo impegno politico e per il suo martirio, correlata con il terzo segreto di Fatima. Moro rappresenta un modello di vita cristiana e politica per gli italiani, avrebbe risolto questo momento di stallo governativo del Paese praticando nelle sedi dei partiti e delle istituzioni carità, servizio, mediazione e misericordia. Avrebbe garantito alla popolazione sicuramente un Governo. Ne è convinto il suo postulatore, l’avvocato Nicola Giampaolo, nominato nel 2012 da Papa Benedetto XVI e riconfermato da Papa Francesco. Ha in carico 14 cause di canonizzazione e beatificazione, tra le altre cause si sta occupando per conto de Vaticano di raccogliere testimonianze e documentazione che convincano la Conferenza Episcopale Italiana a dare il via libera affinché lo statista democristiano, ucciso dalle brigate rosse il 9 maggio 1978, diventi “Servo di Dio”.
Come sta procedendo il processo di canonizzazione di Aldo Moro?
A parte una piccola sospensione che c’è stata nel 2015, stiamo procedendo speditamente . Abbiamo sottoposto gli atti del processo alla Conferenza Episcopale Italiana. Aspettiamo il nulla osta dei vescovi che ratifichi la posizione di Aldo Moro a “Servo di Dio”, per iniziare il processo di canonizzazione. Abbiamo raccolto centinaia di testimonianze giurate e spontanee di cui cinquanta sono di cardinali e vescovi, e poi ci sono tante persone appartenenti alla società civile, e anche al mondo politico. Ora è tutto nelle mani della Cei che dovrebbe decidere di aprire il processo storico.
Che cos'è il processo storico?
Dopo 40 anni dalla morte il processo diventa storico perché si presume che non siano più in vita le persone per testimoniare. Pertanto il processo si basa sulla documentazione che il postulatore ha raccolto insieme alle testimonianze giurate dinanzi al Tribunale.
Dalle testimonianze e dalla documentazione raccolta quale figura di santità emerge?
Dal punto di vista della spiritualità emerge un uomo con un grande credo mariano, legato alla Madonna, direi innamorato della Vergine. È un uomo ancora oggi molto amato dal popolo italiano. La sua fama di santità, che lo pone quale modello di vita per la comunità italiana, è sempre più crescente, e questo è un elemento determinante ai fini dell’iter di canonizzazione. Il suo alto profilo morale è presente anche nella sua vita di uomo politico e delle istituzioni. Ha anteposto l’uomo con la sua dignità, i suoi diritti alla vita, all’infanzia, alla salute, agli interessi politici e istituzionali. Valori che per la Chiesa sono sacrosanti. Aldo Moro esprime un modello di vita di grande spiritualità in cui la gente vorrebbe identificarsi.
Ai fini della conclusione del processo di canonizzazione è necessario il miracolo? Ce ne sono di Aldo Moro?
Ci sono delle guarigioni che sono avvenute per intercessione dello statista. Abbiamo del materiale che lo documenta ma ce lo conserviamo per il futuro, ora non serve perché l'apertura del processo è stata fatta con la richiesta di “morte in otium fidei”, cioè del martirio. Se venisse riconosciuto il martirio non ci sarà bisogno di dimostrare i miracoli. Il martirio di Aldo Moro rientra nel terzo segreto di Fatima. È in uscita il mio libro scritto a quattro mani con Mons. Andrea Venezia, “ Occhi al Cielo”, edito da Fides Edizioni, in cui facciamo il punto e spieghiamo gli obiettivi della canonizzazione di Aldo Moro. Ci preme innanzitutto valorizzare la sua spiritualità. Della storia di Moro gran parte della gente è attratta dai 55 giorni dal suo rapimento e dall’eccidio della sua scorta che hanno cambiato la storia dell’Italia. È stato anche uomo di fede e uno dei più grandi filosofi del ‘900.
In questo particolare momento storico in cui il nostro Paese non riesce a darsi un Governo, secondo lei , che oltre ad essere il suo postulatore è un anche uomo politico e amministratore della sua città, come avrebbe affrontato questa situazione di stallo lo statista Moro?
Moro avrebbe messo al primo posto le necessità del Paese, avrebbe mediato per garantire un governo. Tra l’altro è un uomo dalla matrice spirituale di Paolo Sesto, il quale scrisse un’ enciclica, una delle più belle e più politiche della storia della Chiesa Populorum Progressio, in cui si afferma che “la politica è la più alta forma di carità”, pertanto Moro avrebbe prima di tutto salvaguardato l'interesse supremo del Paese. Avrebbe risolto il problema del governo. Ne sono certo. La senatrice Maria Fida Moro, figlia dello statista, in un suo libro afferma che fino a quando c'è stato Aldo Moro non ci sono state guerre in Europa e in Medio Oriente. Più volte ministro degli Esteri lavorava per la pace in Europa e in Medio Oriente.
Possiamo dire che Aldo Moro avrebbe praticato per il bene del Paese e dei suoi cittadini carità, servizio e mediazione?
Sì, io aggiungerei anche la misericordia. Nell’anno del giubileo straordinario indetto da Francesco abbiamo chiesto alla Chiesa di riconoscerlo come modello di misericordia perché ha fatto il grande atto di perdono nei confronti dei suoi assassini e delle Brigate Rosse. Lo si evince dalla testimonianza spontanea del giudice Ferdinando Imposimato, che è stato giudice istruttore dell'inchiesta sul sequestro e l'assassinio dello statista democristiano. Fino all’ultimo ha cercato anche di far ragionare i suoi assassini, non solo per salvare la sua vita, ma anche per non fare macchiare loro del peccato di omicidio
Lei è stato nominato postulatore nell'anno 2012 da Benedetto XVI e riconfermato da Papa Francesco. Papa Francesco si è esposto in qualche maniera sulla causa di canonizzazione di Aldo Moro?
Non si è ancora espresso. Anche lui aspetta il nulla osta dei vescovi per potersi esprimere.
Quali son i tempi del processo? Ci vuole tanto?
Io dico sempre che la data di chiusura è voluta dallo Spirito Santo, è il Signore che agisce secondo i suoi modi e tempi.
Ma secondo lei Aldo Moro diventerà Santo?
Sì, per forza. È un dovere che la Chiesa ha nei suoi confronti. Ha fatto tanto per la Chiesa e il Paese. Ci sono testimonianze che dicono che Paolo VI è morto di crepacuore tre mesi dopo la morte di Moro.
Possiamo racchiudere in poche battute cosa Moro ha fatto per la Chiesa?
Moro ha iniziato insieme a Paolo VI il disegno politico e sociale, poi proseguito da Giovanni Paolo II, della conversione della Russia al cuore immacolato di Maria, cioè della caduta del “Muro di Berlino”. Il giudice Imposimato afferma in una delle sue testimonianze che c'è un filo conduttore che inizia dalla morte di Moro, tocca la questione della scomparsa di Emanuela Orlandi e si conclude con l'attentato di Giovanni Paolo II, in concomitanza con il terzo segreto di Fatima.