Il grande storico del FASCISMO mette in guardia: ecco cosa penso dei partiti FINTI democratici
Michela Di Trani | 14 September 2017

Nell’epoca contemporanea si parla tanto di populismo, di disintemediazione della politica, di personalizzazione della politica, di folle governate da un capo. Tutte espressioni utilizzate per esprimere lo stato di crisi della democrazia rappresentativa e il ruolo dei Parlamenti che de –genera in movimenti che si sono rivelati come forze antisistema e antidemocratiche o una reale alternativa alle forze di governo. La folla diventa pertanto la protagonista della politica moderna. Che però, ha bisogno di un capo. Da qui ha origine, la personalizzazione della politica e del potere anche nelle democrazie moderne, ha spiegato il Prof. Emilio Gentile, docente di Storia contemporanea dell’Università La Sapienza di Roma, con la Lectio Magistralis su Il capo e la folla, che ha tenuto presso l’Aula Magna dell’Università di Bari, in occasione dell’inaugurazione della XIII edizione di Lectorinfabula european festival. Il Prof. Emilio Gentile ricordando le principali esperienze di partecipazione delle folle alla politica della storia di capi che hanno governato con le folle per distruggere o per salvare la democrazia, da Napoleone Bonaparte a Napoleone III, da Franklin D. Roosevelt a Churchill, ha insistito sul concetto di democrazia recitativa del ‘governo del popolo, dal popolo, per il popolo’, dove la politica diventa l’arte di governo di un capo, che in nome del popolo muta i cittadini in una folla apatica, beota o servile. Per Gentile “i caratteri specifici della folla sono la suggestionabilità, l’incapacità di ragionare, l’esagerazione dei sentimenti, il semplicismo delle opinioni e altre caratteristiche che apparentano la folla al bambino o agli esseri primitivi per “la facilità a lasciarsi impressionare dalle parole e dalle immagini, a farsi trascinare in atti lesivi dei suoi più evidenti interessi”. Nelle patrie delle democrazie moderne, ha esemplificato, si assiste a personaggi come Trump che recita il ruolo del capo della folla. Si pensi anche a Macron. Oggi dopo appena 130 anni, dal 1815 al 1945, in cui sono passate due guerre mondiali, stermini, pulizie etniche, tutti gli stati si definiscono democratici. Ma ormai il fenomeno crescente delle astensioni contro un sistema che il popolo definisce illegittimo è arrivato anche nei paesi di più lunga democrazia. Quando si vota, tra i due mali, le persone scelgono quello minore. E sulla democrazia recitativa ha puntualizzato Gentile che la grande storia a volte si è basata anche sulla recitazione. De Gaulle ad esempio è un mito per tutti i francesi perché la recita era anche sostanza. La democrazia recitativa passa anche dal linguaggio: persino Napolitano dice “ci ho messo la faccia”. Ma l’uomo politico dovrebbe metterci l’onore, la dignità, non la faccia. L’attore mette la faccia. Manca inoltre la convinzione che il cambiamento porti sempre a un miglioramento. La rivoluzione non può che essere un percorso verso il bene. La democrazia non è il governo dei migliori che sceglie i migliori. Gentile, infine, ha ricordato una dichiarazione di Winston Churchill  che non amava la democrazia. “Io voglio governare per il popolo, ma non con il popolo”. E quando alla fine della seconda guerra mondiale, invece di ringraziarlo il suo Paese l’ha messo da parte, ha detto: “Certo sono ingrati, ma questa è la democrazia per la quale abbiamo combattuto”.  Per Emilio Gentile nell’Occidente sono scomparsi i partiti che muovevano le folle. Oggi l’occidente ha tre tipi di folle: quella che passa giorni di attesa per comprare l’ultimo iPhone; poi c’è la folla che fa la fila per avere almeno un pasto quotidiano; infine c’è la folla elettorale. E lì, si può decidere se usare l’urna per salvare la democrazia o usare l’urna come urna funeraria della democrazia.

Prof. Gentile, come si può salvare la democrazia. Da dove ripartire?

Bisogna essere più critici. La politica deve ripartire dalla cultura, dalla preparazione, dalla conoscenza, dalla diffidenza, dallo scetticismo e dalla fiducia che se si partecipa individualmente, consapevolmente al voto, si può e si deve cambiare.

Nel nostro Paese secondo lei esistono rischi reali di insediamento di regimi autoritari?

È impossibile poterlo dire. Non saprei. Il problema è che non ci sono pericoli di regimi autoritari che si dichiarano tali. Ci sono oggi sempre regimi che seppure non prevalga il popolo nell’esercizio della sovranità, dichiarano di essere democratici. E come ci si fa a difendere da un regime che si dichiara democratico e che democraticamente ha la maggioranza dei voti, però, impedisce al popolo di essere sovrano e a chi li ha eletti di controllare quello che fanno?

I cittadini che armi hanno contro questo sistema?

Devono esprimere a pieno il diritto di cittadinanza che significa anche votare consapevolmente e non accettare di essere ingannati da chi recita una parte, promette il bene di questo mondo e invece fa il bene suo personale.

Secondo lei nel nostro Paese esistono movimenti che possano portare a un risorgimento del fascismo?

Il fascismo appartiene all’Europa dei grandi nazionalismi, dei grandi imperi, delle grandi guerre. Oggi tutto questo non lo vedo. Ma i pericoli possono essere altri: una democrazia sempre più recitativa, sempre meno sostantiva, in cui il popolo fa la parte della comparsa e non quella del protagonista.

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