Intervista a Katia De Luca: “Abbiamo coordinamenti quasi in tutto il territorio nazionale e siamo tanti, ma i giovani della cooperazione sono un mondo grande ed eterogeneo, per fortuna”
Il 5 maggio scorso Katia De Luca è stata nominata nuova coordinatrice nazionale Generazioni Legacoop, un’organizzazione dove i giovani under 40 delle cooperative e delle strutture di Legacoop possono discutere, confrontarsi, promuovere idee e strumenti per favorire il ricambio generazionale, la formazione e la crescita dei cooperatori nelle imprese. Negli anni, la Lega delle Cooperative ha visto crescere il numero dei giovani al suo interno, tentando di rispondere alle esigenze e ai bisogni di una generazione che spesso è costretta a fare i conti con un futuro incerto. “La vera difficoltà da affrontare è quella di non abituarsi. Di avere dei sogni impossibili e di sostenerli, di non abbandonarsi mai alla comoda rassegnazione, di puntare sempre alla qualità e di non pensare mai che questo non serva. Rassegnarci significa, di fatto, abbassare il livello e rendere tutto meno possibile”.
Quali saranno i tuoi prossimi passi?
Sicuramente lavorare per la costruzione di un nuovo gruppo solido, operativo e capace di dare un contributo importante, come è stato quello con cui ho fatto il primo pezzo di strada in Generazioni. Il nuovo esecutivo è molto rinnovato e in questo c’è la sfida e il coraggio del ricambio che siamo proprio noi a sostenere.
Poi, mi piacerebbe davvero che riuscissimo a “scovare” tanti nuovi giovani talenti cooperativi in tutte le regioni. Abbiamo coordinamenti quasi in tutto il territorio nazionale e siamo tanti, ma i giovani della cooperazione sono un mondo grande ed eterogeneo, per fortuna.
Ho parlato del gruppo come prima cosa, perché è fondamentale per ottenere dei risultati, ancor più perché Generazioni si basa sul contributo volontario e sull’impegno di giovani che, di giorno, lavorano nelle cooperative e nelle strutture associative e, spesso di notte, provano a migliorare il mondo che abitano, facendo sentire un po’ di più la loro voce sui temi che hanno a cuore.
Quali saranno quindi i temi al centro del nuovo mandato?
I temi al centro del mandato sono quelli emersi in questi ultimi anni, perché hanno portato qualcosa di buono, hanno aperto prospettive e perché volevamo guardarli dal punto di vista dei giovani: Europa, formazione, nuovi modelli di cooperazione, lavoro e welfare.
Parliamo di Europa, o meglio, di prospettive internazionali, perché spesso non usiamo come potremmo la rete enorme che la cooperazione rappresenta in sé. Sembra un mondo lontano, oscuro e complesso. Vogliamo provare a rendere sempre più fruibili queste reti e queste connessioni per le singole cooperative e i singoli cooperatori.
Parliamo di formazione, perché dobbiamo puntare in alto in termini di qualità manageriale. Per far crescere le imprese abbiamo bisogno di manager cooperatori preparati e capaci di guidare la nave, anche nelle tante tempeste che oggi le stesse imprese attraversano ogni giorno. Vogliamo occasioni per studiare, insieme, ed “allenarci” ad essere prima di tutto cooperatori e poi manager capaci e visionari.
Poi portiamo avanti i temi che storicamente sono nostri: perseveriamo sul tema del ricambio generazionale, puntiamo sulla valorizzazione del merito. Il ricambio nelle imprese spesso avviene per caso, all’ultimo momento, o peggio, si lasciano a chi verrà dopo situazioni complicate e gravose. Nella cooperazione, che è intergenerazionale per definizione, non possiamo più permettercelo.
E poi, in ultima battuta ma solo perché contiene e abbraccia tutto il resto, continuiamo a guardare a tutto questo come giovani dell’Alleanza delle Cooperative Italiane.
Quanto è importante avvicinare il mondo delle cooperative a quello dei giovani per lo sviluppo del nostro Paese?
La cooperazione è l’opportunità di condividere un’idea e un progetto con altre persone e farne un lavoro. Questa è sempre stata una grande opportunità, oggi lo è ancora di più. I giovani che scelgono la cooperazione lo fanno per creare per se stessi e per gli altri uno spazio di lavoro. In genere hanno un’idea che diventa progetto, delle competenze, poca esperienza e poche risorse, e insieme si può fare di più e meglio.
Ma dall’altro lato, i giovani sono un valore aggiunto: innovazione, nuovi linguaggi, nuovi strumenti, nuove idee su come fare le cose.
Lo sviluppo del nostro Paese può passare attraverso un’economia che valorizzi le idee e la voglia di fare, insieme, anche quando non sono possibili grandi investimenti.
Quali sono, a tuo parere, le difficoltà che i giovani italiani, in particolar modo quelli del Mezzogiorno, sono costretti ad affrontare?
Quando sono stata eletta, tra i messaggi ricevuti ce n’erano diversi che facevano riferimento al mio essere “donna e del Sud”, e a come questo potesse essere una dote importante per chi si appresta a rappresentare i giovani di Legacoop. Penso che una delle difficoltà principali sia proprio legata all’accessibilità delle opportunità, bisogna scovarle e guardarci con lungimiranza e senza pessimismo. I giovani, rispetto a chi era giovane qualche hanno fa, hanno meno facilità a trovare lavoro. Spesso le competenze vengono quotate poco e bisogna spendersi e faticare di più. Ricominciare più volte da capo. Allargare i confini e le geografie possibili. Anche quando ce la fanno, i giovani hanno magari stipendi proporzionalmente più bassi di qualche anno fa e un welfare quasi inesistente. Ma in tutto questo, la vera difficoltà da affrontare è quella di non abituarsi. Di avere dei sogni impossibili e di sostenerli, di non abbandonarsi mai alla comoda rassegnazione, di puntare sempre alla qualità e di non pensare mai che questo non serva. Rassegnarci significa, di fatto, abbassare il livello e rendere tutto meno possibile.
E, in quest’ottica, in che modo la Lega delle Cooperative può e deve rispondere?
In primo luogo, con esempi forti e buoni. Per dimostrare che c’è spazio e possibilità di fare con la cooperazione. Poi, penso che debba davvero saper ascoltare. Abbiamo in mano uno strumento così forte, perché parte dall’idea che le persone possano aggregarsi per migliorare la propria condizione e raggiungere degli obiettivi, e allo stesso tempo così flessibile, che possiamo davvero cucirlo addosso al nostro sogno se scegliamo di condividerlo con altri.
La Lega delle Cooperative tutto questo può comunicarlo e metterlo a disposizione e deve sforzarsi di farlo sempre di più e meglio.
Com’è cambiata la Lega delle Cooperative negli ultimi anni?
Parto dal punto di vista che rappresento: ci sono più giovani. Nel penultimo Congresso nasceva Generazioni, perché si faticava a raggiungere negli organi di governance la quota minima dei giovani prevista dallo Statuto. Nel Congresso del 2014 eravamo quasi il doppio della quota minima. Ma non basta. E poi, la Lega delle Cooperative sta tentando di avvicinarsi di più ai giovani, spostandosi. Troviamo molta più cooperazione “in giro”, in luoghi come le scuole, le Università, gli spazi dove si incontrano giovani. La verità è che io sono in Lega da troppo poco per sapere davvero come fosse prima. E questo è un bene, perché invece di innamorarmi dei risultati, vedo quello attuale come un punto di partenza e penso a tutto il meglio che potremmo creare e portare con noi in futuro.
Progetti futuri a breve termine?
In questi giorni stiamo lavorando per la Summer School, che si svolgerà a luglio, occasione in cui incontreremo il resto dei giovani dell’Alleanza delle Cooperative Italiane per progettare insieme il pezzo “giovane” della futura organizzazione.
*Katia De Luca collabora con Radici Future Magazine occupandosi di terzo settore e sociale