“Sei sicura di esserlo? Cioè, voglio dire…sei così giovane, non è che ti stai sbagliando?”
Non resistono mai alla tentazione di farmi questa domanda stupida e ogni volta mi costringono a rassicurarli, rispondendo senza pensarci mezzo secondo: “Sì certo, sono sicura”.
Ho scoperto la mia omosessualità in una sera d’estate, quando in comitiva mi sono ritrovata abbracciata a un’amica più piccola di un paio d’anni, quasi spinta da una forza inconscia e incontrollabile. Una rivelazione che mi ha sconvolto e che, sul principio, ho voluto provare a sotterrare nel profondo delle viscere. A spaventarmi era il paesino in provincia di Bari nel quale vivo, troppo chiuso a ogni tipo di novità come questa. E poi la mia famiglia semplice, perbenista e conservatrice, che mai e poi mai avrebbe accettato un oltraggio simile. Ho provato a ignorare i segnali del mio cuore, ma non ce l’ho fatta. Cominciavo a stare male e a somatizzare il disagio. Mi ricoprivo di chiazze rosse in tutto il corpo e il mio medico non riusciva a capire l’origine di questo malessere. Poi una sera, quando ho visto la mia ragazza ballare, ho capito che volevo stare con lei. Abbiamo deciso di vivere la nostra storia, in clandestinità e con molta discrezione.
Ecco, se c’è un lemma del vocabolario italiano che alcune persone, particolarmente al Sud Italia, salterebbero a piè pari è proprio DISCREZIONE; quel mix di delicatezza e sensibilità d’animo, che ci fa capire quando occorre fermarsi per non calpestare in malo modo le vite altrui. E lo so bene io, che proprio con questa assenza di discrezione devo farci i conti ogni giorno.
Una sera siamo state scoperte e tutt’oggi siamo costrette a subire l’onta del pregiudizio, gli occhi puntati addosso come un mitra e un vociare incessante, che si dà il compito di esporre verità presunte. Per alcuni miei compaesani e familiari essere omossessuali è persino peggio che essere delinquenti. Se questi ultimi recano un danno alla società, i primi fanno uno sgarro a un’entità ancora più grande e intoccabile: l’Etica, quella che tutti tiriamo fuori all’occorrenza per fare bella figura, come l’Asso nel Poker. Poi c’è qualcuno che si spinge addirittura più in là e arriva a scomodare la religione, Dio e la Bibbia. Come se Dio non avesse altro a cui a cui pensare.
Ero abituata ad affermazioni del tipo ‘L’unico modello possibile è la famiglia di Nazareth’, ma la mia storia ha toccato il fondo il giorno in cui una mia zia, credente e bigotta fino all’inverosimile, è piombata a casa mia proponendomi di leggere insieme la Bibbia. “Questa lettura potrebbe rasserenarti, illuminarti e probabilmente farti guarire”, mi disse. Non sapevo se ridere o piangere. Ma il peggio doveva ancora arrivare. Qualche tempo dopo, ritornò per propormi di andare da un suo amico sacerdote. Un esorcista.
Ecco, se pensate che il Medioevo sia finito, sappiate che non è così in alcuni paesini di provincia. Fortunatamente, sono stata forte e sono riuscita a ignorare queste provocazioni, nonostante l’incredibile pressione psicologica.
Con la mia ragazza nel frattempo il rapporto si è incrinato. Appena ne avrò la possibilità voglio andare via di qua. Per ora resisto, tra un rimprovero e l’altro di mio padre, qualche livido sul corpo, le battute della gente ignorante.
Foto: © Petras Gagilas (CC BY-SA 2.0)