Che il nuovo Governo abbia promosso un Ministero ad hoc per il Sud, sia pure senza portafoglio, evidenzia due cose: la prima è che ha coscienza di come ancora una volta, forse più fortemente che nel passato, dallo sviluppo del Sud dipende la possibilità di rilancio dell’intero Paese; la seconda è che il nuovo Governo ha non solo ben focalizzato questo problema ma ha anche deciso, opportunamente, di dedicargli un’attenzione specifica.
In questo ambito la possibilità di riutilizzare le politiche tradizionali a sostegno del meridione appare poco credibile. Il ritardo accumulato rispetto ad aree europee ed extraeuropee verso le quali il mercato globale costringe a confrontarsi è tale da rendere poco efficace qualsiasi azione. La strategia non è quindi riproporre politiche tradizionali, quanto utilizzare il potenziale “disruptive” del digitale per creare rapidamente nuovi scenari produttivi all’avanguardia, promuovendo quell’economia della conoscenza indispensabile a collocare il Sud immediatamente, e prima di altri territori, sulla frontiera internazionale in termini di nuovi processi e prodotti.
Con la sua straordinaria trasversalità il digitale sarà alla base dell’avanzamento di tutti gli altri domini che da esso dipendono oramai fortemente, come e-governement, sanità, turismo, trasporti e giustizia digitale. Il Sud può quindi diventare davvero un riferimento strategico e culturale dell’intera area euro-mediterranea. Si tratta di mettere il digitale con coraggio e decisione al centro delle politiche del Sud, sapendo che attraverso il digitale si offre al Sud la più grande e credibile chance di cambiamento e sviluppo.
Affinché il piano sia efficace vi sono quattro pilastri di grande importanza che devono essere garantiti.
Il primo riguarda la realizzazione di piattaforme pubblico-private avanzate di data integration, con la finalità di favorire l’e-commerce e la promozione dei brand locali, anche attraverso meccanismi avanzati di gestione sicura delle filiere (ad esempio blockchain). Il secondo riguarda lo sviluppo di centri di competenza territoriali per lo sviluppo di servizi digitali per le aziende del territorio, quali ad esempio servizi di cyber security, brand promotion, big data analytics, ecc. Il terzo aspetto fondamentale che dovrà essere affrontato è legato al sostegno del sistema accademico regionale, per favorire l’alta formazione in ambito digitale, con la quale dovrà coordinarsi anche il territorio attraverso meccanismi condivisi di riconoscimento e valorizzazione delle competenze.
Infine è indispensabile sviluppare un piano sistemico di capacity building che affianchi alla formazione relativa a competenze tradizionali, azioni formative legate a “soft skills”. Il digitale offre al Sud una grande opportunità di completa trasformazione. Per realizzarla è necessario crederci fino in fondo.