Taranto Taranto! Quanto si parla di te! Ma tu ce l’hai una lingua? E come mai non la usi per parlare, se non per i soliti schiamazzi e le proteste senza futuro?
Mi viene da pensare questo, e da scriverlo, avendo riempito per qualche decennio pagine di libri e di giornali, perché mi rendo conto che non c’è una cosa che accada dentro di te che sia tu a deciderla! Cominciamo dall’Ilva e/o dall’industrializzazione che tanto sono due facce della stessa medaglia anche se non sempre congruenti, a volte addirittura opposte? Diamo per scontato che l’Ilva fu un scelta imposta (sebbene favorevolmente accolta in tempi di fame), ma a dieci anni dalla nascita, quando si chiudeva il raddoppio, nei primi anni ‘70, scoppiò una crisi che non è mai più rientrata. Partì la vertenza Taranto e per venti anni si fecero progetti, scioperi, trasferte della speranza a Roma, decine di vertici con presidenti del consiglio e ministri (Amato, Andreotti, Goria…) , che avrebbero dovuto cambiare il volto della città e chiudere l’epoca della monocultura. Progetti mai realizzati. Naturalmente. Fatte salve le truffe dell’alluminio e il fallimento d’Italimpianti.
Poi venne il Tavolo per Taranto, la cui utilità è sotto, anzi no: ...dentro gli occhi di tutti e ora Di Maio promette che il governo cambierà la storia di Taranto! Ma speriamo almeno che si documenti o legga qualcosa su 40 anni di promesse inutili, di inutili e costosi piani di reindustrializzazione, di acciaierie regalate agli amici degli amici, di intese istituzionali molto simili a truffe, e di spreco clientelare di un mare di denaro pubblico. Che qualcuno finalmente lo informi che l’unica cosa che certamente c’è, qui a Taranto, è il Museo più importante sulla Magna Grecia (tanto a estirpare la soprintendenza ci ha già pensato Franceschini).
Anche per il suo “tessuto urbano” e quindi per la sua cultura, Taranto accetta passivamente: accetta concorsi internazionali per rifare la Città vecchia, megaeventi di spettacolo una tantum dal sospetto fine elettoralistico, festival di ogni genere, che lei si limita ad accogliere, a volte anche inconsapevolmente, qualche volta a patrocinare, tutti presentati come il “toccasana” per ricostruire il “tessuto connettivo cittadino”. Come dire: voi tarantini siete scombinati, inquinati, incapaci, improduttivi, semianalfabeti? Tranquilli! Ci pensiamo noi! Voi dovete solo consumare cozze e birra Raffo… tanto il futuro è nelle “nostre mani” (questo non lo ha ancora detto Mittal? Tranquilli: presto lo dirà anche lui).
P.S. A proposito! Avete notato dei ragazzi che dipingono sui muri di via Duomo!? Li ha autorizzati il sindaco! No! Non Melucci! Quello che c’era prima, come si chiamava ...Ah! Stefano! Qualcuno lo ricorda? Autorizzazione a scoppio ritardato? Ma tanto noi ingoiamo tutto!