Il Governo italiano alla chetichella sta cercando di far passare nella prossima Legge di Bilancio una norma che allunga a 10 anni la prescrizione delle cartelle esattoriali. Se passerà, con buona pace del Parlamento tutto, distratto dalle questioni elettorali e dai vitalizi da pretendere, la norma potrebbe essere retroattiva. I tempi per richiedere Imu, Tasi, multe stradali, bollo auto, contributi Inps e Inail diventerebbero così più lunghi anche per le cartelle chiuse nel cassetto. Il fisco, e i suoi esattori (che come è noto lavorano a percentuale) avranno più tempo per inseguire e pignorare. La Cassazione ha bacchettato sino ad oggi le fughe in avanti del fisco. Tanto che i giudici della Corte di Cassazione a Sezioni Unite, con la sentenza n. 23397 del novembre 2016, hanno definitivamente decretato che la Pubblica Amministrazione può pretendere sino a cinque anni il pagamento, eccetto nei casi in cui il credito non sia stato accertato con sentenza passata in giudicato o con decreto ingiuntivo.
Insomma, il Governo, che su questi temi è stacanovista, con la nuova finanziaria vuole superare la decisione degli ermellini. E, mentre il parlamento sta a guardare, sceglie anche questa volta di torchiare i più deboli, invece di scovare i più forti. Non serve essere Sherlock Holmes per scoprire che è più semplice aggredire l’auto, lo stipendio o la casetta di operai e insegnanti, che andare alla ricerca di ricconi lestofanti che a nome proprio non hanno intestato neanche l’Iphone 8 che usano. L’equazione è tristemente nota: più soldi nelle tasche di un Governo che parla di servizi al cittadino e di una ripresa che nessuno vede, più incertezze e iniquità per gli onesti.