Ecco i tuttologi del web, nuovi sciamani che curano con riti magici e preghiere
Redazione | 31 May 2017

di Franco Caprio*

Ci atteggiano tutti, un po’ troppo, a “tuttologi del web”. In realtà poco importa se lo facciamo sventolando teorie calcistiche, economiche, sociali e/o politiche, visto che scarsa influenza avremo su quelle tematiche e poiché tutti abbiamo il diritto a una libera opinione, anche se sbagliata. Però quando si tratta di avvalorare tesi ed esprimere giudizi, senza competenza alcuna, su argomenti tecnici e in particolare in un ambito estremamente delicato, come quello della salute, forse sarebbe il caso che gli internauti si fermassero un attimo a riflettere, per poi astenersi dal dare credito e soprattutto dal fare da vettore a teorie fantasiose, che si vestono del presuntuoso appellativo di medicina alternativa. Da sempre è fortemente radicata, nell’uomo, l’esigenza di cercare altrove le risposte che non riesce a trovare nella scienza, tanto da indurre le masse a non riuscire a fare a meno di ricorrere a rimedi alternativi, a guaritori o di sperare nei miracoli. La pratica medica per secoli ha dovuto fare i conti con la limitatezza delle proprie conoscenze, con lo scarso numero dei propri adepti, col corto raggio sociale della propria azione, che a lungo è stata appannaggio esclusivo dei pochi che potevano permettersi di onorarla economicamente. Tale vuoto scientifico è stato colmato, nella civiltà popolar-contadina, col ricorso a “succedanei” del medico (guaritori, maghi, preti) e affidandosi ad una propria farmacopea, consistente non solo di rimedi più o meno empirici, ma anche di vari riti magico-religiosi. Il ricorso all’esoterico diviene poi una costante che consente di spiegare le cause misconosciute del male e della malattia.
In tale mondo culturale hanno sempre convissuto due elementi fondamentali: il “sacro” e il “magico”, apparentemente contrastanti ma sostanzialmente accomunati da taluni aspetti come la fede e la ritualità. Magia e sacralità colmano l’ignoranza che vi è sulla malattia, sulle cause e sui possibili rimedi, avvalendosi tra l’altro di una sorta di “farmacopea empirica”.
Alla sfera del magico o del sacro si riconduce l’eziologia di gran parte degli eventi patologici (es.: malocchio, fattura, possessione diabolica, punizione divina) e sempre in questi ambiti se ne cercano i rimedi (“sfascinatura”, esorcismo, grazia); perciò sono chiamati in causa, quali protagonisti nel determinare o risolvere la malattia: il Diavolo, Dio, i Santi e i preti oppure le streghe (connotazione negativa), i maghi (connotazione positiva) e i guaritori.
Il guaritore non solo è un esperto conoscitore dei poteri terapeutici delle erbe; ma è anche il depositario di simbolismi e metodologie (frasi e gesti rituali), nonché il conoscitore dei vari tipi di amuleto.
Alla cultura trascendentale o più semplicemente alla superstizione si oppone il mondo scientifico con i suoi limiti e le sue incertezze, per cui ci si rivolge al medico in casi particolari e non senza diffidenza, come dimostrano alcuni proverbi popolari: Dio guarisce e il medico prende i soldi; ogni error tosto o tardi si discopre ma dei medici gli error la terra copre. Ma la “saggezza popolare” riesce anche ad individuare le incongruenze della mentalità comune e lo dimostra l’ironia che pervade un altro proverbio: se il malato guarisce è una grazia della Madonna, se muore è colpa del medico.
In tale ambito il medico non rappresenta l’interlocutore esclusivo ma uno dei possibili interlocutori, insieme al guaritore ed al mago, ai quali la gente si rivolge quando insorge un malessere non meglio identificato e genericamente definito come “male”. Nel momento in cui l’esperto individua la causa del “male”, questo perde l’aura di mistero che lo caratterizza e diviene “malattia” ovvero l’estrinsecazione di una patologia o di un intervento malefico. Nel caso delle pratiche rituali e per gran parte di quelle sostanze “guaritrici”, trattandosi di rimedi privi di alcuna efficacia terapeutica comprovata, è verosimile che abbiano trovato spazio nelle tradizioni popolari forse per una logica irrazionale che ha associato la guarigione spontanea della malattia al ricorso casuale ad un “rimedio” (per es. qualsiasi pratica che duri almeno 7 giorni risulterà efficace nell’herpes simplex); si tratta quindi di coincidenze che hanno alimentato le superstizioni.
Non dobbiamo, d’altro canto, dimenticare che qualsiasi rimedio può possedere, quale plus valore, un elevato potere suggestivo sul paziente. Tale effetto placebo, innalzando la soglia individuale del dolore, liberando endorfine, modificando l’assetto ormonale, stimolando il sistema immunitario, attivando i sistemi di riparazione del DNA, che correggono le mutazioni, o alterando l’attività del sistema neuro-vegetativo, potrà consentire una migliore tollerabilità del male o addirittura accelerarne i processi di guarigione spontanea. e qualora ciò si verifichi ben venga, per il paziente, anche il rimedio più irrazionale (purché non dannoso per altri), se nel contempo la medicina ufficiale è priva di armi per una data patologia. Alla luce di ciò possiamo affermare che qualsiasi rimedio può portare alla guarigione. Esiste solo una differenza statistica tra un metodo ed un altro. Una scontata oppure minima, e a volte remota, possibilità di guarigione può avvenire anche senza far nulla, se ciò rientra nella storia evolutiva naturale della patologia. Per altri rimedi alternativi l’incidenza di successo statistico è paragonabile al placebo (che pur essendo una sostanza inerte, stimola la psiche a mettere in moto le proprie difese naturali), mentre per i farmaci sperimentati la possibilità di successo è significativamente più elevata e preferibile, anche a costo di effetti collaterali (ma con accettabile rapporto costo/benefici favorevole). A questa conclusione la medicina ufficiale, ci è arrivata con un rigoroso metodo sperimentale applicato dapprima in laboratorio e infine sull’uomo.
Mens sana in corpore sano recitavano i latini e non sbagliavano, ma è pur vero anche il contrario e forse anche di più “corpore sano in mens sana” sì perché stress, ansia e depressione non fanno un altro che alterare il nostro organismo e le sue difese, favorendo l’insorgenza e il perseverare delle malattie. Al contrario la serenità o la suggestione, attivando i meccanismi di difesa endogeni, possono garantire non solo il benessere ma anche la guarigione spontanea delle più svariate patologie. Se l’uomo moderno ha smesso di cercare la pietra filosofale, che gli alchimisti speravamo fosse in grado di trasformare i vili metalli in oro, non ha smesso però di cercare l’elisir di lunga vita, per cui, anche di questi tempi assistiamo a un proliferare di terapie alternative, tanto affascinanti e suggestive quanto strampalate, che nulla hanno a che vedere con la metodologia strutturata della sperimentazione scientifica, ma delle quali comunque si fa marketing. Ricordiamo che la farmacopea ufficiale, senza alcun pregiudizio, affonda le proprie radici nei rimedi empirici della medicina popolare e ricorre all’utilizzo di piante e prodotti biologici, dalle proprietà medicamentose, quando può avvalorane l’efficacia con il supporto della sperimentazione scientifica. D’altro canto ha il dovere di contrastare il rifiorire di “medicine alternative” o credenze e usanze che nulla hanno di razionale e ancor meno di scientifico.
*Caprio è medico dermatologo e scrittore

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