“Il paradiso di un cane è fra le carezze ricevute e nei baci dati”, l’uccisione di Angelo spiegata ai bambini
Redazione | 27 May 2017

I quattro giovani imputati di aver ucciso nei pressi di Sangineto il cane Angelo sono stati condannati a 16 mesi di reclusione ciascuno. Lo ha deciso il giudice monocratico del Tribunale di Paola. Disposti per loro anche attività di volontariato per sei mesi in un canile municipale e il risarcimento di  2000 euro a ciascuna delle venti associazioni che si sono costituite parte civile nel procedimento. Così un autore di favole spiega l’accaduto ai bambini

di *Alessadro Schino

Mi chiamo Angelo. Ho tre anni. Sono un cane. E sono morto.
Mi hanno chiamato così, Angelo. Non so perché. Prima di morire mi hanno sempre chiamato cane, amore, cucciolo, ehibello. Non so perché dopo abbiano scelto questo nome. Forse perché, come disse il Principe della risata, che tanto ci amava: un cane è a metà strada fra un bambino ed un Angelo. O forse perché così vogliono immaginarmi adesso, nel paradiso dei cani, anche se per un cane il paradiso è fra le carezze ricevute e nei baci dati, che per noi sono carezze senza mani.
Oggi sono felice. Sono felice perché c’è stata la sentenza ed i 4 infelici (non mi viene in mente per loro nessun’altra parola che infelicità), o i 4 balordi, come li avete chiamati, che mi hanno assassinato sono stati condannati.
Aspettate un attimo, non fraintendetemi, non sono contento per questo. Lo sapevo già che lo sarebbero stati. C’è stato troppo clamore, troppa gente si è arrabbiata, troppi ne hanno parlato perché non andasse a finire così. Me lo aspettavo. Che sia chiaro: non volevo vendetta, non volevo giustizia ad ogni costo, volevo una giustizia più giusta, e c’è stata. Si, sono felice per loro perché dovranno fare volontariato per 6 mesi in un canile. Anche se, devo ammetterlo, questa storia dell’essere costretti ad essere volontari mi fa anche un po’ ridere, ma tante, troppe cose di voi umani mi hanno sempre fatto questo effetto. Siete proprio buffi. Ci sono abituato. Se vi state chiedendo perché io sono felice, come possa esserlo per chi mi ha fatto tutto ciò, come possa esserlo, ripeto, felice, per chi ha dimostrato tanta cattiveria, crudeltà e indifferenza per la mia sofferenza, per chi si è voluto fare quattro risate facendomi deliberatamente del male, se ve lo state chiedendo, ve lo dico. Io, cane, io animale, io bestia, non posso capire perché lo abbiano fatto, non posso capire perché l’uomo sia l’unico essere vivente su questo pianeta che uccida altri esseri viventi per puro divertimento. Io non posso capirlo, sono un cane. Io, cane, posso solo immaginare, pensare. E sperare che passando loro 6 mesi con noi, vivendo la nostra sofferenza da vicino, toccando il nostro dolore, osservando la nostra solitudine, possano meravigliarsi della nostra contemporanea e irragionevole gioia per una carezza.  Stupirsi della nostra incrollabile fiducia nell’uomo e possano sentire quanta di quella che voi chiamate umanità ci sia in noi cani, animali, bestie. Ho fiducia che un po’ della nostra irragionevolezza possa arrivare fino a loro, trasformando in coraggio la loro solitudine. Umana solitudine che noi abbiamo imparato a riconoscere in voi più di quanto voi sappiate scoprire in voi stessi. Mi chiamo Angelo. Ho 3 anni. Sono un cane e sono felice.

*Schino è autore della favola Ara e Frizz edita da Radici Future

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