Sviluppo: riforme e patto sociale fondamentali per un Paese moderno
Pasquale Ferrante | 29 April 2017

La priorità: individuare meccanismi che consentano di aumentare il livello di progressività delle imposte dirette, magari ampliando gli intervalli degli scaglioni di reddito. G7: la missione della nostra presidenza dimostra che gli “animal spirits” di keynesiana memoria aleggiano ancora nell’animo degli operatori economici, e anche dei cittadini e consumatori

 

La cronaca di questi giorni si dipana essenzialmente su quattro temi: guerre in ordine sparso che vanno dal conflitto siriano alla crisi tra Usa e Corea del Nord, terrorismo che incendia il medio-oriente e il cuore pulsante dell’Europa, primarie del principale partito politico italiano fulcro del dibattito politico e, non da ultimo, il connubio tra il provvedimento correttivo dei conti pubblici e il DEF 2017 dal quale sgorgano riflessioni e opinioni in merito all’andamento del Paese nei mesi a venire. Sullo sfondo di questi quattro temi aleggiano la tragedia delle persone che a causa di guerre e povertà abbandonano in numero sempre crescente le loro nazioni e il futuro dell’Unione Europea questa volta legato agli esiti del voto francese. Il quadro è complesso e soprattutto appartiene ad una dimensione planetaria non facilmente interpretabile dall’angolazione parziale del contesto esclusivamente nazionale. Da questo punto di vista, però, scorgiamo il senso di precarietà e insicurezza che avvolge la realtà quotidiana nella quale la difficoltà di scorgere una prospettiva futura fa arretrare la voglia e il piacere di programmare le azioni quotidiane sia nell’ambito lavorativo che in quello, ahimè, famigliare. La tendenza comune, al netto di ogni stereotipo, è quella di campare alla giornata vagando tra la grigia nebbia che nasconde l’orizzonte. In questo clima si stanno svolgendo i lavori del G7 che culmineranno nel meeting di Taormina.

“Il G7 è un foro di dialogo di massimo livello tra i Leader delle principali democrazie industrializzate del mondo. Le sue caratteristiche principali sono il carattere intergovernativo del processo preparatorio, la sua informalità, la capacità di discutere e trovare in tempi rapidi e di comune accordo soluzioni alle principali questioni globali.” (dal sito www.g7italy.it) A fronte di tale definizione, la missione della Presidenza italiana del G7 di “Costruire le basi di una fiducia rinnovata” lascia auspicare che tale foro determini soluzioni che non traguardino esclusivamente indici di tipo macroeconomico ma individuino misure, azioni e strumenti di profondità coniuganti i benchmark di finanza pubblica con il rilancio della fiducia e delle aspettative dei cittadini.
La missione della nostra presidenza dimostra che gli “animal spirits” di keynesiana memoria aleggiano ancora nell’animo degli operatori economici ma direi anche dei cittadini e consumatori. Pertanto, scendendo su un piano puramente nazionale, sicuramente va bene contrastare l’evasione con strumenti efficaci e azioni che favoriscano e sviluppino la compliance tra le Istituzioni ed i cittadini. Su quest’ultimo argomento, a parere dello scrivente, l’Agenzia delle Entrate ha svolto e sta svolgendo un lavoro pregevole. Tuttavia, nel perseguimento di tali obiettivi, va anche valutato il peso burocratico dell’adempimento rispetto alla portata del contribuente evitando di caricare di ulteriori costi gli operatori di più modeste dimensioni. Allo stesso tempo bisogna valutare molto bene gli ambiti di revisione della spesa al fine di evitare tagli lineari, ovvero ispirati da puro rispetto del quoziente che rischiano di deprivare ambiti e comunità soprattutto periferiche. Entrambi i su descritti approcci rischierebbero di deprimere il tessuto economico e sociale perché accanto alla pesantezza burocratica e all’assenza di servizi e tutele si trasferisce l’idea che a pagare siano sempre gli stessi. Gli stessi che rappresentano il cuore pulsante del Paese.
Saggio sarebbe, inoltre, spostare il dibattito tra lo scambio tra imposte sul lavoro e quello sui consumi verso una discussione tesa a individuare meccanismi che consentano di aumentare il livello di progressività delle imposte dirette, magari ampliando gli intervalli degli scaglioni di reddito, nonchè scandendo una diversa modulazione delle aliquote. Altresì, bisognerebbe prestare notevole attenzione nel discernere bene tra le spese agevolate che consentono di usufruire delle detrazioni fiscali in quanto grazie da esse i redditi più bassi beneficiano di una limatura dell’aliquota media. Affrontare il ragionamento attorno al concetto di progressività del carico fiscale appare opportuno nel momento in cui si percepisce come dirimente l’esigenza di rilanciare fiducia e aspettative diradando lo schermo di insicurezza e negatività che impedisce di guardare al futuro. E’ bene, infine, ricordare il dettato dell’articolo 53 della nostra Costituzione in cui si impone al sistema tributario di essere informato a criteri di progressività; tale fattispecie è originata dal fatto che nei Padri costituenti era ben chiaro il principio sostanziale secondo cui il valore marginale assunto dall’applicazione di un punto percentuale è molto più alto se si opera su importi modesti piuttosto che medio-alti.
Altro fattore determinante per centrare l’obiettivo di coniugare il rispetto dell’equilibrio di bilancio pubblico con la crescita è quello di dotarsi di una necessaria visione di insieme che individui obiettivi di sviluppo e coesione verso i quali far convergere tutte le azioni e gli strumenti messi in campo, soprattutto nel caso del Mezzogiorno. Nel contributo fornito all’Alleanza delle cooperative in merito alle osservazioni sul Documento di Economia e Finanza 2017, come Legacoop Puglia abbiamo espresso l’idea che l’assenza di una convergenza strategica slega anche i percorsi di attuazione delle riforme cantierizzate e messe in campo dagli ultimi due Governi che, quindi, si sviluppano su binari che corrono paralleli senza mai incontrarsi. Le riforme sono fondamentali per realizzare un sistema economico strutturato e moderno, ambiente necessario per ottenere una crescita stabile e inclusiva, capace di valorizzare talenti, intelligenze e professionalità che sappiano accedere, utilizzare e far progredire gli elementi di innovazione tecnologica e, lasciatecelo affermare, culturale. Altresì, però, è necessario che tutte le riforme, le azioni, gli incentivi e gli strumenti siano convergenti verso obiettivi ben definiti nell’ambito di una visione di insieme del Paese e quindi secondo criteri ispirati alla massima coesione territoriale.
Sarebbe quindi opportuno che le politiche fiscali e di intervento siano definite nella prospettiva di scopi ampi, profondi e di medio lungo periodo divorziando dalla durata di un governo che è imprevedibile e conseguente a scelte di tutt’altro tipo. A proposito della volatilità assunta dalla legge dello Stato, sul Corriere della Sera del 21 aprile u.s. Pietro Ichino e Marco Bentivogli hanno scritto: “Una complessità volatile: regole minuziose che cambiano in continuazione; una volatilità complessa, perché dipendente da vicende politico-parlamentari poco prevedibili e decifrabili; l’una e l’altra, comunque incompatibili con la prevedibilità delle regole e dei costi, che è indispensabile per l’attrattività del Paese…”e, aggiungerei, per guardare con serenità al futuro. Allora ci vorrebbe un patto sociale tra tutti i componenti della società civile politici, sindacalisti, rappresentanti di imprese, imprenditori, lavoratori, pensionati e altre categorie di cittadini che si pongano nella condizione di guardare insieme verso un orizzonte comune facendo un passo indietro rispetto ad individualismi ed opportunismi, nonché sforzandosi di arrivare a proporre e articolare azioni comuni che abbiano il tempo di essere sperimentate, valutate e anche corrette. Anche perché ormai l’epoca dei comportamenti ondivaghi di tipo gattopardesco è terminata. Perseverando si rischia di cadere nel baratro, ovvero di bruciare generazioni e destini. Ritornare, quindi, ad avere ben presente il senso comune di appartenenza ad un’unica società attraverso il radicamento di forti, positivi e nobili sentimenti identitari e valori comuni. Ma questa è una questione culturale. E ci risiamo!

(Pasquale Ferrante è direttore di LegaCoop Puglia)

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