Cooperative di comunità, il nuovo rinascimento passa da qui
Redazione | 3 April 2017

Sgonfiata la bolla siamo rimasti preda di tutte le paure, gli egoismi. E la pancia del Paese ribolle e guarda a soluzioni superficiali, praticamente irrealizzabili. Ma, per fortuna, in Puglia si punta sulla valorizzazione di  tradizioni culturali e delle risorse territoriali
di Pasquale Ferrante – direttore LegaCoop Puglia

ferranteLa frammentazione dei partiti politici e il proliferare di movimenti a cui stiamo assistendo sono fenomeni sintomatici di dinamiche sociali intrise di individualismi e personalismi. Purtroppo, però, non stiamo vivendo una nuova fase illuministica, bensì assistiamo a qualcosa di diverso. La crisi economica ha corroso patrimoni e capacità reddituali e completamente raso al suolo le fragili dotazioni economiche dalle classi sociali più deboli che lambivano i confini della povertà ma non vivevano nel suo spazio. Attualmente invece la povertà, intesa in senso caleidoscopico, è diventata quasi nazione e le classi sociali della cosiddetta media borghesia sono minate da una serie di incertezze di contesto che ne condizionano umori e operato. Al contempo, le classi dirigenti dimostrano una sorta di stagnazione decisionale che spesso si rivela allogena rispetto ai bisogni dei cittadini, ovvero segnata da una buona dose di ignavia. Tali elementi diventano per l’opinione pubblica, o meglio scriverei diffusa, capi di imputazione per una condanna ad essere relegati nell’infernale girone dantesco dell’immaginario collettivo.

Stiamo annegando in una morta gora? E’ la fine dei tempi? Dobbiamo prepararci alla palingenesi? Secondo alcuni sì. E la pancia del Paese ribolle e acconsente rispetto a soluzioni approssimate e superficiali, nonché praticamente irrealizzabili. Fermo restando la succinta analisi fin qui svolta, della quale sarebbe opportuno approfondire riflessioni e argomenti in altre sedi, altresì condendoli di altra qualità intellettuale, personalmente credo che sia necessario, piuttosto che arrovellarsi in inane discussioni, cercare il fattore generativo di un nuovo rinascimento. Nella ricerca si dovrebbe partire dal cercare quello che per almeno vent’anni è totalmente mancato nel vissuto quotidiano. Un vissuto caratterizzato da una bieca visione orientata esclusivamente verso la velocità di corsa, senza fissare obiettivi e percorsi definiti in un ambiente e in uno spazio, inseguendo l’unico mantra condiviso del tutto alla portata di tutti. L’unica pratica diffusa è stata quella di scavalcare timori e incertezze affidandosi alla ricerca del consumismo esasperato nel culto dell’edonismo, epicureo ed effimero. Da ciò è scaturito che sgonfiata la bolla o, se vogliamo, variato il trend economico, siamo rimasti preda di tutte le paure, gli egoismi e la superficialità che condiscono il nostro tempo incapaci di superarle secondo diverse e più virtuose vie. Ecco che, come ci ricorda il Professor Zagrebelsky, abbiamo generato una società costituita dalla mera somma di rapporti bilaterali e sinallagmatici tra persone che si conoscono. Abbiamo una società priva del necessario collante che rende le persone comunità, ossia la cultura. La cultura che unisce e rende società l’insieme di persone che non si conoscono tra loro ma che sono accumunati da comuni elementi distintivi e identitari. La cultura che rende i popoli nazione. La cultura che genera la curiosità di ricercare e approfondire il confronto con la diversità.

La cultura si fonda su elementi identitari derivanti dalla condivisione di tradizioni, ambiente, patrimonio artistico, sociale e professionale che qualificano una collettività facendola diventare comunità. E’ poi la comunità che mantiene viva la cultura rinnovandola, anche mediante la rievocazione dei fattori costituenti la stessa, attraverso percorsi partecipati che tendono ad attivare le persone senza relegarle nell’isolamento. Si genera cittadinanza attiva che partecipa a processi finalizzati ad individuare bisogni e necessità della propria comunità avendone ben in mente gli elementi identitari che diventano, a loro volta, fonte di ispirazione. Le persone che tendono a far sintesi di idee per trovare la giusta risposta alle necessità individuate e nel processo di sintesi sono pronte a smussare le proprie idee per renderle parte di una idea comune. Non si tratta di qualcosa di onirico che appartiene all’iperuranio ma è il racconto di esperienze reali che le persone di alcune comunità hanno o stanno vivendo per perseguire un comune scopo con spirito solidaristico e mutualistico avvalendosi dello strumento funzionale delle cooperative di comunità. Le cooperative di comunità esprimono l’accezione più ampia della funzione sociale dello scopo mutualistico e permettono alla cooperazione di incardinarsi quale infrastruttura sociale ed economica che, senza fini di speculazione privata, “valorizzando le competenze della popolazione residente, delle tradizioni culturali e delle risorse territoriali, perseguono lo scopo di soddisfare i bisogni della comunità locale, migliorandone la qualità, sociale ed economica, della vita, attraverso lo sviluppo di attività economiche eco-sostenibili finalizzate alla produzione di beni e servizi, al recupero di beni ambientali e monumentali, alla creazione di offerta di lavoro e alla generazione, in loco, di capitale sociale” (art.2 Legge regione Puglia n. 23/2014)

La cooperativa di comunità è una nuova declinazione ed espressione della mutualità che si declina come fattore che realizza e sostiene i processi di rinnovo e promozione delle culture dei territori e delle località. Cooperativa di comunità che ha trovato in diverse legislazioni regionali la sua identificazione normativa e la sua regolamentazione in forme diverse ma tutte convergenti verso l’assoluta necessità di promuovere azioni fondate sull’impegno proattivo delle persone al fine di migliorare le proprie comunità e in esse la propria qualità della vita secondo nuovi principi solidaristici e comuni basati sull’elemento connettivo della cultura. Per questo sarebbe utile approfondire i tratti distintivi di tale particolare declinazione della mutualità nell’ambito di una discussione quanto mai aperta a contributi, se possibile di estrazione culturale diversa, da sviluppare nell’ottica della definizione di percorsi e processi di partecipazione e cittadinanza attiva. Perché da soli non c’è storia.

Per maggiori info e approfondimenti: www.legacoop.coop/cooperativedicomunita

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