Capita di dover viaggiare per lavorare. Entrambi i verbi sono una fortuna, anche quando coincidono. Capita di incontrare gente, alcuna piacevole e altra fastidiosa. Capita di dover prendere un aereo al volo a Torino con direzione Sud. Capita che il pilota è una donna e la luce della cabina è accesa durante l'imbarco. Capita, ma non dovrebbe capitare, di sentire le battutine dei passeggeri. Non solo degli uomini ma soprattutto delle donne. E, capita, che io, che di mestiere ho gli occhi anche sulla nuca e le orecchie di un lupo, me li sorbisca tutti mentre salgo la scala. Salgo, e ogni gradino è un podio di inciviltà. “Mi faccio il segno della croce”, dice la signora con il trolley a fiori e i capelli tinti di un giallo riflettente al giovane che l'accompagna. Echeggia la risatina dei ragazzi in gita verso il Sud. C'è anche l'uomo in giacca che dice “o madonna mia!" e porta la mano sulla patta dei pantaloni. Anche una coppia si accorge della donna in cabina. “Guarda”, dice ridacchiando lui per fare con la sua accompagnatrice la figura di quello che capisce il mondo, “Guarda un po', il copilota è una donna, speriamo che non si metta a chattare mentre guida”. Capita che lei risponda all'infelice battuta con una risata fragorosa a bocca aperta e una sgomitata che fa muovere la scala. E a qual punto capita anche che io sbotti e dica incazzato rivolto alla coppia “Guardate che la donna è il pilota e non il co-pilota”. Capita che lui di tutta risposta, cercando la mia complicità, dica “speriamo di cavarcela, vero?”. Capita che io risponda: “Stia tranquillo, ce la caveremo”, riferendomi non al volo ma con mal riposta speranza alle sorti dell'umanità.
Capita. Ma non dovrebbe capitare sul finire dell'anno del Signore 2018.
Epilogo. Mentre scrivo queste due righe sono a circa novemila metri di altezza e Laura, così si chiama il capitano dell'aereo sul quale volo, sta facendo un ottimo lavoro (farà anche un ottimo atterraggio). E penso che in Italia, in fondo, sia stato molto facile far crescere il clima di odio e invidia che gira sui social e nella politica in un terreno così fertile. Su questo humus fatto di donne e uomini tutti con l'iphone in tasca ma con l'apertura mentale di cavernicoli infastiditi che a pilotare un simbolo fallico - loro assillo e delizia direbbero Freud e Lacan - sia una donna.
Capiterà che io guardando un aereo passare da oggi penserò sempre un po' a Laura. Alle tante Laura. Comandanti di aerei che ci guardano da lassù, che tutti i giorni portano sulla schiena la croce peccato di essere donne e giovani. Che non solo lottano e lotteranno con le turbolenze, i venti, i fulmini che squarciano la pancia del cielo, e le nuvole nere con l'unico compito di riportarci a casa sani e salvi, tutti – aimè, dico io a labbra strette: anche le imbecilli e gli imbecilli. Ma devono, e dovranno, per molti anni ancora lottare con il male peggiore col quale la nostra specie deve combattere: la stupidità e la pochezza di milioni di donne e uomini. Guerra per l'evoluzione lunga e con esito incerto.
*In copertina una pagina della fanzine Chemtrails Genocidio di Dario Arcidiacono riprodotta sul blog di Tony Graffio